Adolescenza maledetta, recensione sulla tormentata antologia di Aya Fumino
L’antologia Adolescenza maledetta, nei sei racconti che la compongono, delinea senza censure la vita sentimentale delle giovani protagoniste.
Edito in Italia da J-Pop, Adolescenza maledetta è il manga d’esordio della giovanissima Aya Fumino. Un volume unico, composto da sei racconti con protagoniste femminili. In queste storie la mangaka affronta svariate tematiche che ruotano intorno alla vita delle giovani protagoniste, ai loro sentimenti e alle loro fragilità.
I racconti sono tutti auto-conclusivi, a eccezione di uno che è diviso in due parti. Per questo motivo, risulterebbe estremamente difficile parlare di una trama unica e precisa. È comunque indubbio che vi siano tematiche e situazioni ricorrenti.
Oltre ai sei racconti, alla fine del volume, è presente un’interessantissima postfazione (a cura della stessa Aya Fumino) nella quale viene esposto un commento più o meno approfondito di ogni racconto. Postfazione che, come vedremo meglio più avanti, a mio avviso risulta sì molto stimolante, ma anche controproducente per il volume stesso: aiuta infatti a sviscerare alcune scelte e questioni che non sempre sono rese altrettanto bene all’interno del racconto stesso.
Disagio
Un forte disagio è la prima sensazione che ho provato leggendo (ma soprattutto guardando) il nuovo manga di Aya Fumino. Questa sensazione mi ha anche accompagnato per tutta la durata della lettura del volume.
L’opera mette in mostra senza troppi fronzoli la vita di diverse ragazze adolescenti alle prese con tutte le difficoltà del caso. Al centro di queste problematiche si trovano le relazioni sentimentali, quasi sempre tossiche o problematiche.
Adolescenza Maledetta risulta sin da subito spiazzante a causa di una messa in scena mai edulcorata e senza troppe censure. Nonostante ci siano poche tavole davvero esplicite, o che mostrano parti intime nella loro interezza, trovarsi davanti a ragazze liceali in abiti succinti o in reggiseno e mutande crea un senso di disagio nel lettore.
Questa sensazione non è data soltanto dall’estetica delle tavole disegnare di Aya Fumino, ma anche dalle storie da lei scritte e dalla sconcertante naturalezza con la quale alcune relazioni vengono presentate e descritte. Relazioni tossiche tra uno stalker e una ragazza che cerca di trarre benefici, soprattutto carnali, dal suo aguzzino, o anche rapporti extraconiugali tra un uomo sposato e un’adolescente, in un’intricata dinamica amante/padre/figlio.
Assenze ingombranti
Proseguendo con la lettura di Adolescenza Maldetta, salta subito all’occhio del lettore come, all’interno delle storie, aleggi sempre l’assenza delle figure di riferimento.
Gli adolescenti sono non soltanto protagonisti dei racconti, ma anche gli unici personaggi del mondo di Aya Fumino. Non vi sono genitori, professori, o altre figure adulte che possano fare da guida alle giovani protagoniste. L’unica eccezione, come già accennato, si trova nel racconto Il veleno è in circolo, dove appunto è presente una relazione tra una ragazzina e un uomo adulto. Uomo che è un adulto soltanto a livello anagrafico, in quanto rimane dipendente dalla giovane amante e non rappresenta sicuramente una figura di riferimento.
Queste assenze di figure genitoriali risultano molto ingombranti sia da un punto di vista narrativo che grafico. Da un lato, gli adolescenti risultano spesso abbandonati a loro stessi: nelle faccende domestiche, che devono sempre sbrigare da soli; nelle difficoltà della vita, che devono affrontare senza nessun aiuto o supporto. Dall’altro, questa solitudine è rinforzata anche dalle bellissime tavole della Fumino, che si presentano spesso molto ampie e capaci di riempire tutta la pagina, se non addirittura entrambe. Tavole in cui le protagoniste sono spesso sole, nelle loro stanze.
Le rarissime figure adulte che popolano il mondo di Adolescenza Maledetta rappresentano semplicemente il contorno della storia, oppure sono addirittura delle figure negative. Ne è un esempio il racconto La nostra una all’inferno, che vede come protagonista Yurie, una giovanissima idol, intraprendere una relazione amorosa con una sua fan, Nakamura. Yurie è una ragazza bellissima che si esibisce per uomini decisamente più grandi di lei. In questo racconto la mangaka apre anche uno spiraglio sul mondo delle idol in Giappone, facendone trasparire alcuni aspetti. Basti pensare alla madre della giovane star, che ne sfrutta la bellezza e l’immagine soltanto per mero interesse economico, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze o della sua salute.
Una quasi maturità
Come accennato all’inizio della recensione, a fine volume sono presente due pagine di postfazione, scritte dalla stessa autrice, che commentano ognuno due sei racconti.
La postfazione di Adolescenza maledetta risulta in un primo momento davvero interessante, in quanto ci vengono raccontanti anche degli aspetti della vita personale della mangaka. Informazioni che sono difficili da reperire in altro modo e che, soprattutto, risultano fondamentali per capire la vita dell’artista e, di conseguenza, la sua opera.
Questa postfazione diventa però un’arma a doppio taglio. Attraverso queste pagine e grazie alle esperienze di vita della Fumino, traspaiono molti elementi dei racconti che, però, non erano così chiari durante la lettura degli stessi.
Questo si lega direttamente al già trattato aspetto del disagio provocato talvolta dalle pagine del manga. Spesso, determinati elementi che l’autrice voleva mettere in mostra non raggiungono la loro massima espressione.
Questa mancanza rende le storie meno efficaci, ma, se si considera la giovane età dell’artista e il suo essere alla prima pubblicazione, è sicuramente un difetto perdonabile.
In chiusura, vi lasciamo la nostra recensione di Run away with me, girl e la recensione de Il mio Matrimonio Felice, edito sempre da J-Pop.
#INBREVE
Adolescenza Maledetta di Aya Fumino è un manga che racconta, attraverso sei storie, le vite di giovani protagoniste alle prese con drammi e problemi sentimentali. La messa in scena è priva di fronzoli e con una quasi totale assenza di censure, generando disagio e fastidio. Le tavole disegnate dalla giovane illustratrice sono ampie e ben realizzate, fino a mostrare le vite di adolescenti sole, abbandonate, costrette a farsi strada in un mondo senza figure genitoriali. A causa della giovane età della mangaka, non tutte le storie centrano il punto e mettono a fuoco il tema. Alla fine del volume rimane quindi una leggera sensazioni di incompiutezza, in parte colmata dalla postfazione a cura dell’autrice stessa.