One Piece Film: Red, la recensione: un’opera senza età che continua a sorprenderci

One Piece Film: Red recensione
Il musical a tema One Piece conferma ancora una volta l’incredibile fascino dell’opera di Eiichiro Oda, in grado di non annoiare mai.

One Piece Film: Red è un prodotto storico per il celebre franchise di animazione che ci fa compagnia da più di venticinque anni. Esso, infatti, oltre a essere il quindicesimo lungometraggio della serie è anche il primo musical animato a tema One Piece, permettendo all’opera di Eiichiro Oda di risplendere di una luce nuova e diversa rispetto a quella a cui ci siamo abituati sinora.

Diretto Goro Taniguchi e prodotto da Toei Animation in collaborazione con Oda, il film è stato distribuito nelle sale giapponesi il 22 luglio 2022 (arrivando il primo dicembre dello stesso anno in Italia), per la durata di 115’ e con un incasso globale di 206 milioni di dollari, una cifra impressionante per una produzione del genere.

Come di mia consuetudine, aprirò questa recensione con un analisi del primo atto della narrazione (i 25 minuti iniziali della pellicola), in modo da introdurre gli eventi senza però togliere al lettore la curiosità di capire come la storia si evolve, per poi proseguire con un’analisi tecnica sulla regia, sugli effetti visivi e sonori; infine, la parte conclusiva dell’articolo sarà dedicata a un approfondimento sul personaggio inedito di Uta e le sue canzoni, vera protagonista del film


Una storia classica, ma…


Il lungometraggio si apre con la classica introduzione alla One Piece dove il narratore onnisciente, tramite le parole dette sul patibolo vent’anni anni prima dal re dei pirati Gol D. Roger, introduce lo spettatore al magico mondo della pirateria partorito dalla florida mente del maestro Oda.

“Ricchezza fama e potere, ho lasciato tutto in un cero posto.
Andate e trovatelo, il suo nome è One Piece”

Tramite queste poche parole si scatenò una migrazione di massa verso i mari, chi spinto dalla fama, chi spinto dalla cupidigia e chi spinto dalla promessa di potere; centinaia di persone ispirati dal discorso del re dei pirati presero il mare, dando il via alla grande era nella quale gli eventi narrati si intrecciano.

One Piece recensione 1Si apre così il primo atto del film che si concentra sulle relazioni tra Marina, governo mondiale, popoli indifesi e pirati, in modo da rendere subito chiaro anche allo spettatore casual quali sono i rapporti di forza che regolano la geopolitica di questo mondo, e le difficoltà incontrate da chi prova a tenere l’ordine in un mondo dominato dal caos scatenato dalla pirateria.

Da questa situazione di oppressione dei popoli, passando per qualche frame di un Jolly Roger raffigurante un teschio stilizzato con due sciabole a lama larga dietro ed una benda rossa a coprire parzialmente l’occhio sinistro, sentiamo una voce femminile che promette ai popoli oppressi di portare la pace in questo mondo violento e caotico (non so se solo io ho percepito vibrazioni alla “Ken il guerriero” vedendo questa introduzione).

Terminata questa parentesi, utile sia agli spettatori occasionali che allo zoccolo duro della fanbase per ribadire il motore narrativo attorno al quale i protagonisti si muovono e per inquadrare gli eventi che vedremo in questa pellicola, si apre il sipario sul primo atto della narrazione.

La parte iniziale della trama del film rappresenta la classica fase preparatoria alla narrazione in cui tutti i personaggi vengono mostrati brevemente e sommariamente caratterizzati, in modo del tutto coerente rispetto alla loro controparte cartacea; per esempio, vediamo il nostro amato Monkey D. Luffy spensierato intento a mangiare carne, Jimbe che nuota con le sirene, Zoro rilassato a bere, e chi più ne ha, più ne metta: l’allegra ciurma si trova su un’isola adibita a palco e sono in scalpitante attesa per il concerto della giovane idol Uta (personaggio inedito del film disegnato e creato da Oda ad hoc per la pellicola).

Nico Robin Red 2Inizia così “New Genesis” prima delle otto canzoni scritte per il film e per il personaggio di Uta nello specifico (interessante notare che il termine Uta in giapponese significa proprio canzone), nella quale la giovane espone il suo sogno di cambiare il mondo tramite la propria voce e i suoi brani, il tutto condito da qualche piccolo foreshadowing sul prosieguo della pellicola e da meravigliosi effetti visivi particellari in grado di creare giochi di colore estremamente apprezzabili e sequenze frenetiche portate da una musica incalzante, in grado di regalare emozioni simili a quelle vissute con i famosi musical targati Disney (nello specifico mi ha ricordato a tratti le musiche di Robin Hood). Al termine del pezzo canoro ci viene finalmente mostrata Uta, la giovane coprotagonista della pellicola.

Grazie a Luffy e a una sua interazione sul palco con Uta scopriamo che i due si conoscono fin da quando erano bambini, e il motivo è presto detto: Uta non è altri che la figlia di Shanks, il mentore di Luffy.

Dopo qualche scena di combattimento, Uta decide di interrompere la scaramuccia mostrando a noi spettatori e al pubblico in arena il potere del suo frutto del diavolo (frutto dal nome “molto fantasioso” di Uta Uta, della categoria paramisha) ed attaccando così il secondo pezzo canoro del film “I’m invincible” durante il quale a ritmo di musica compaiono, mediante ottimi effetti particellari e giochi di colore, flussi di energia che – trasformandosi in note musicali e spartiti – sono in grado di fermare, respingere ed imprigionare tutti i nemici grazie a delle barriere, ripristinando l’ordine senza bisogno di usare la violenza e mandando così in visibilio i fan.

Fa così la sua comparsa anche la terza fazione citata nell’introduzione, La Marina, il braccio armato del governo nella sua figura di massimo rilievo il grand’ammiraglio Sakazuki il quale ci fornisce qualche informazione in più sull’isola di Alegia, setting principale del film, dicendo che proprio in tale luogo venne sigillato Tot Musica.

Torniamo così sull’isola di Alegia dove possiamo approfondire il rapporto tra Uta e Luffy scoprendo come e quando i due si conobbero tramite un flashback.

Qui si conclude il primo atto della narrazione e con esso la mia analisi sulla trama.


Un’ottima produzione


Il film è diretto da Goro Taniguchi (regista di un capolavoro come Code Geass, e sceneggiatore e regista di Mobile Fighter G Gundam e After War X Gundam) che già diresse One Piece: Taose! Kaizoku Ganzack, un cortometraggio proiettato in Giappone per promuovere l’uscita della celebre saga animata, nel lontano 1998.

Questo ritorno alle origini, fortemente voluto da Oda stesso, non è solamente dal punto di vista della scelta del regista, ma anche stilistico: Taniguchi, infatti, propende per una narrazione molto dinamica e frenetica che richiama alla mente la storia di One Piece, e che è frutto della passione condivisa tra i due per la fantascienza e per il cinema di settore, impronta che diventa ben riconoscibile nelle scene d’azione, molto semplici nella loro coreografia ma perfettamente montate per dare un senso di fluidità all’azione, che risulta molto incalzante anche grazie all’ottimo lavoro svolto dal comparto visivo e sonoro, per cui il tutto risulta estremamente divertente e godibile.

Shanks film Red 3

Anche le coreografie ed i “balli” che accompagnano le tracce sonore cantate risultano piacevoli e accattivanti senza però mai confondere lo spettatore.

Le animazioni di One Piece Red si basano su un’ottima 3D grafica, sicuramente uno dei punti di forza del film, i giochi di colore ed i contrasti cromatici generati degli effetti particellari scatenati dai poteri dei vari personaggi rendono il film una gioia per gli occhi.

Una nota di merito va alla fotografia, che vede un progressivo incupirsi capace di accompagnare lo spettatore nella visione del film.

La pellicola, come già spiegato, si incentra su Uta e proprio lei interpreta gli otto brani, ognuno dei quali risulta molto ben distribuito all’interno del minutaggio del film, senza mai risultare pesante o eccessivo.

Il comparto tecnico dunque è decisamente di un buon livello, per quella che si dimostra un’ottima produzione sotto ogni punto di vista, e così si mantiene stabile per tutta la durata del film, toccando l’apice nelle sequenze cantate.


Un personaggio ben caratterizzato


A prendersi la scena per tutto il film è di sicuro Uta, che ci viene mostrata come controparte dell’amato protagonista delle avventure di One Piece, Luffy, e si presenta come quasi in contrapposizione con il modo di comportarsi e di agire del pirata doppiato nella versione italiana da Renato Novara.

Red recensione 4Personaggio scritto e disegnato da Oda stesso e interpretato da Kairi Nakuza, con la cantante Ado a darle la voce per le canzoni (in Italia, invece, la sua doppiatrice è Federica Simonelli), Uta è la figlia acquisita di Shanks (il quale la trovò esattamente come fu trovato lui da Roger dopo i fatti di God Valley), e fin dalla giovanissima età faceva parte della ciurma del rosso come musicista, sino allo sbarco sull’isola di Alegia, celebre per essere la patria dei musicisti.

Per chi ancora se lo stesse chiedendo no, Uta non è il villain del film, ma è un personaggio molto più stratificato, una ragazza traumatizzata dal suo passato con il sogno di pace, libertà ed uguaglianza (come spiega nella primissima canzone “New Genesis”).

La figura di Uta è stata caratterizzata per cavalcare la grande tradizione dell’eroe – in questo caso eroina – tragico (in stile Lelouch, per citare un’altra grande opera di Taniguchi) in diretta contrapposizione con l’eroe classico incarnato la Luffy. Se quest’ultimo è difatti un protagonista giusto tutto d’un pezzo (nel teatro greco spesso era un semidio come Achille o Perseo. Qualcuno ha detto Nika?) l’eroe tragico, invece, non è assolutamente esente da responsabilità e colpe, tanto che tale archetipo è spesso caratterizzato da una forte consapevolezza e da un dilemma etico e personale, rappresentando a conti fatti un personaggio molto più tridimensionale e vero.

Abbandonando la concezione divina per avvicinarsi ad una natura umana ricca di contraddizioni errori e senso di colpa, nel suo complesso quella incarnata da Uta è una figura dinamica in costante contrapposizione con se stessa.

Proprio durante le canzoni possiamo vedere questo senso di inquietudine, speranza e frustrazione in una sorta di dialogo interno tra le varie parti di Uta, la quale da prima si rifiuterà di usare la parte più oscura del proprio potere, per poi arrivare ad abbracciare le stesse tenebre del suo animo da cui cercava di emanciparsi, salvo poi pentirsene alla fine, proprio tale consapevolezza arriva a causarne la morte (in continuità con personaggi come Edipo o Aiace, per ritornare alla tradizione classica).

Il dramma dell’eroina è proprio la consapevolezza di dover fare una scelta dolorosa a causare 

l’emersione di sentimenti come senso di colpa, angoscia ma soprattutto solitudine, emozione rappresentata magistralmente dalla visione, a un certo punto del racconto, di Uta sola nel mezzo del palco con attorno solo persone dormienti.

Luffy e Uta Red 5

Nel complesso possiamo definire Uta un personaggio estremamente sfaccettato e profondo, una vera e propria rivelazione, una piccola perla probabilmente e tristemente presto dimenticata nell’immensità del Grande Blu disegnato dalla penna del maestro Oda.

In chiusura, vi lasciamo ad altri interessanti articoli, come la nostra recensione del manga Rooster Fighter, e la nostra recensione dell’anime de Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean.

#INBREVE
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ONE PIECE FILM: RED IN BREVE: UN ESPERIMENTO BEN RIUSCITO

One Piece Film: Red è un’altra piccola perla che si aggiunge alla già ricca collana del franchise ideato da Eiichiro Oda nel lontano 1997. Riuscendo al tempo stesso ad attaccarsi alla tradizione dell’opera e a innovare con una direzione “di rottura” per i canoni di un battle shonen dall’impronta piuttosto classica, Goro Taniguchi confeziona un prodotto che verrà sicuramente ricordato per il suo coraggio e per essere riuscito a raccontare qualcosa di nuovo in un mondo così approfondito come quello di One Piece. L’unico rimpianto è che, probabilmente, questa storia non avrà un seguito, ma rimane il fatto che la ricorderemo negli anni a venire come uno degli esperimenti più riusciti nel suo genere. E tanto basta.

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