Blue Lock 2 – Pensare “out of the box” per vincere!

La seconda stagione di Blue Lock cambia scenario e regole del gioco, ma lo spirito dell’anime targato 8-Bit rimane sostanzialmente lo stesso.
A cinque mesi di distanza da Blue Lock – Episode Nagi, preludio della seconda stagione che ha debuttato su Crunchyroll il 5 ottobre 2024, la nuova tranche dell’anime sportivo più psicologico di sempre si è conclusa col quattordicesimo episodio il 28 dicembre 2024. In questa data, infatti, il rilascio simultaneo di Non sono solo e Ultimo attacco ci ha finalmente svelato la squadra vincitrice tra i membri del Blue Lock e la Nazionale giapponese Under 20.
Contrariamente alla prima stagione, la seconda si allontana dalla struttura fisica del Blue Lock per collocare Isagi, Bachira, Rin e gli altri personaggi in un campo calcistico propriamente detto, regalandoci una performance lontana sia dagli ambienti artificiali sia dalle astruse, seppur affascinanti, regole ideate da Jinpachi Ego. Finalmente i calciatori selezionati (e gli spettatori, narrativi e reali, insieme a loro) possono toccare con mano il palcoscenico che ne decreterà il futuro; una meta conclusiva, certo, ma soprattutto un punto di inizio in cui costruire tassello dopo tassello la propria carriera.
Facile ragionare soltanto in termini spaziali. In realtà, questa “uscita dagli schemi” è anche psicologica: se i membri dell’accademia vogliono vincere e dimostrare al mondo intero di che pasta sono fatti, devono letteralmente pensare out of the box per non vanificare gli sforzi intrapresi finora.
Conflitto “esterno”
Un ragionamento simile implica che soccombere alla Nazionale U-20 significhi gettare alle ortiche tutte le estenuanti, cervellotiche prove fisiche del Blue Lock – sarà un caso il debutto su Netflix, simultaneo alla seconda stagione di Squid Game? E non solo, perché gli effetti negativi a lungo termine appaiono decisamente maggiori: la chiusura dell’accademia stessa, l’impossibilità di rappresentare la squadra giovanile, sfigurare agli occhi del Giappone e del mondo intero.
Un altro grande cruccio si paventa assieme allo scenario di sconfitta. L’amara consapevolezza, insinuatasi nella mente nei calciatori fin dal primo episodio della prima stagione, che perdere questa sfida equivale a incorrere nella stessa sorte con squadre di tutt’altro calibro, come Brasile, Inghilterra e Spagna.
Il conflitto interno di Blue Lock 2 – o forse “conflitto esterno”, vista la fuoriuscita dalle mura scolastiche – è tale da risultare spaventoso. L’entusiasmo, però, non manca, soprattutto per i protagonisti sempre più focalizzati su sé stessi. E non ci riferiamo soltanto alla ghiotta possibilità di assumere le vesti della Nazionale U-20.
Il cambio di scenario, unito ad abilità sovraumane sviluppate nell’ombra e ora brillanti sotto la luce dei riflettori, instaura un meccanismo fin troppo ricorrente nell’anime targato 8-Bit: l’ego, ora arricchito dal flow. Quando la drammaticità aumenta, il bisogno di superare i propri limiti non può che accrescere di conseguenza.
Ovviamente, a trarne vantaggio è anche lo spettatore. Mai come in questa seconda stagione patteggerà coi protagonisti e proverà lo spasmodico desiderio di conoscere al più presto il finale… consapevole di come le gesta sportive, ormai lontane dagli scenari artificiali e a tratti asettici del Blue Lock, faranno uso del campo da gioco per risaltare come non mai.
Non solo attaccanti
A metà tra lo spaventoso e l’entusiasmante si colloca anche un’altra dinamica, già prefigurata negli episodi precedenti: la formazione di una rosa completa. Non sorprende che questa stagione introduca Oliver Aiku, un difensore che gode della stessa importanza degli altri personaggi.
Fin dall’inizio il Blue Lock insiste sulla necessità di forgiare esclusivamente attaccanti, per portare il Giappone a un livello successivo; e se invece non fosse così? Se una vera squadra, per vincere, dovesse risultare equilibrata in tutte le sue componenti?
Di fronte alle difficoltà crescenti vissute da Isagi, più di una volta lo spettatore si domanderà se le sue strategie siano ottime non tanto per un attaccante, quanto per un centrocampista. La specializzazione implica un maggior approfondimento dei punti di forza, così come la rinuncia a vette che non ha più senso scalare. Di conseguenza l’evoluzione on the field va di pari passo con quella umana.
In tal senso concorrono anche Itoshi Rin e i numerosi flashback dedicati al fratello. Tutta l’attenzione rivolta al numero uno del Blue Lock a scapito di Isagi, però, ha un secondo valore aggiunto: dimostrare come ogni ruolo – perfino il protagonista, da un punto di vista metanarrativo – è pronto a essere spodestato. Specialmente in un mondo tribale come quello calcistico.
Psicologia vs Azione
Uno strumento per incrementare le capacità e non rimanere indietro nella giungla darwiniana intra ed extra Blue Lock è appunto il flow, introdotto nel ventinovesimo episodio.
«Lo stato di coinvolgimento della mente che ogni essere umano ottiene attraverso l’esperienza ottimale» spiega Jinpachi Ego. «Le persone, quando si concentrano davvero, vengono assorbite al punto da ignorare perfino lo scorrere del tempo. Stimolare il cervello all’estremo perché rapiti dall’attività: è proprio questo il flow.»
Tale concetto prefigura una stagione più action delle altre, in cui la psicologia, in linea con l’ambiente definitivamente sportivo e sociale per antonomasia, viene per forza di cose ridimensionata. O così ci si aspetterebbe. Purtroppo non è così, e la qualità della narrazione ne risente in più punti.
Appare paradossale, se non addirittura grottesca, la lunga sequenza di ragionamenti dei personaggi, soprattutto in un contesto in cui la fisicità, la telecronaca e le reazioni del pubblico la fanno da padrone. In altre parole, ciò che funzionava tra le stagnanti pareti metalliche del Blue Lock non ingrana altrettanto bene al di fuori. In alcuni momenti – e sempre più in prossimità del finale – è davvero difficile mantenere l’attenzione alta.
Non per questo le intuizioni geniali dei calciatori vanno screditate. Le pressoché costanti strategie di Isagi portano la narrazione a un livello impensabile per gran parte degli altri anime sportivi e non, mentre i goal, pur pregni delle manifestazioni egoiche sviluppate nel Blue Lock, si arricchiscono alla luce dei ragionamenti che li hanno garantiti o almeno favoriti in precedenza. E non c’è niente di più entusiasmante di vincere grazie al proprio cervello.
Lo scoppiettante proseguo di Blue Lock giunge al termine: fra anticipazioni varie attendiamo il prossimo capitolo della serie. Siamo vicini a un possibile primato nelle serie animate?
#INBREVE
Blue Lock: fra ego e flow
La seconda stagione di Blue Lock aumenta la posta in gioco non soltanto all’esterno, ma anche nella psicologia interna: i giocatori, consapevoli del salto di livello, devono scoprire la loro vera natura se vogliono sopravvivere a un gioco sempre più darwiniano. Nonostante la componente strategica esasperata (o almeno non ben calibrata con l’azione), questi nuovi episodi gettano uno sguardo inedito sull’utopico progetto di Jinpachi Ego: quale sarà il futuro per Isagi e gli altri attaccanti?