Fiori di filo spinato: un fumetto su ecosistema e gioventù in Italia
Fiori di filo spinato affronta con delicatezza e rispetto temi difficili come ambiente, malattia, gioventù e ribellione!
Oggi parliamo di Fiori di filo spinato (di cui vi avevamo già in parte raccontato): un volume unico pubblicato da Edizioni BD. In questo caso, due fumettisti siciliani: Maxem (storia e disegni) e Kizazu (disegni e character design). Autori con cui abbiamo condotto un’intervista proprio su quest’opera e che ha arricchito la recensione che potete leggere di seguito.
Il fumetto è italiano non solo nell’origine, ma anche nei temi: le vicende narrate riescono a trattare argomenti vicini a tutti i giovani del paese. Prima tra tutti, c’è la tematica ambientale: la storia ruota intorno all’impatto della Raffineria ISAD (ispirata a luoghi reali) sull’ambiente circostante. Tuttavia, l’opera riesce ad affrontare altri argomenti difficili, come la malattia di una persona cara o le difficoltà lavorative davanti a cui sono posti i neo lavoratori italiani. Un racconto che riesce a interpretare molto bene alcuni dei problemi del nostro paese e che esprime la complessità del nostro territorio.
L’opera nasce a Catania nel 2020, città natale degli autori. Un percorso creativo di quattro anni, iniziato in Sicilia e concluso sulla penisola con la pubblicazione del volume a giugno. Nonostante questo, le sue origini sicule sono più che evidenti: la storia è ambientata in provincia di Siracusa e si ispira a luoghi e fatti reali. Vediamo insieme i segreti di questo profondo volume.
Ambientalisti e liceali: il racconto di Marco Polo, Vasco da Gama, Ema e Lenea
Fiori di filo spinato è il triste racconto di quattro giovani ragazzi siciliani e della loro difficile vita nella provincia di Siracusa. Il principale protagonista della storia è Lenea, liceale affetto dalla misteriosa malattia dei fiori che dilaga nella zona. A lui si affiancano Ema, sua compagna di classe, e due misteriosi giovani attivisti, che si firmano “Fiori di Filo Spinato“.
La narrazione prende il via da un’atto di protesta di questi ultimi: i due incendiano il SUV di uno dei dirigenti della vicina Raffineria ISAD. Nel farlo, però, finiscono per ridurre in cenere anche il vicino albero.
A partire da questo evento la storia segue inizialmente due linee di trama distinte: le azioni dei due ambientalisti, Marco Polo e Vasco da Gama, e l’amicizia tra Ema e Lenea. Quest’ultimo è un ragazzo molto sensibile che quando sente parlare della questione non può che farsi travolgere da sentimenti contrastanti.
Un tormento interiore che fa sbocciare i fiori della sua malattia, i cui petali finiscono per cadere un po’ ovunque. Insospettita da questa strana pista di briciole, Ema scoprirà il segreto del ragazzo: nonostante di solito la malattia dei fiori uccida chi la contrae in poco tempo, egli ne è ricoperto e sembra stare bene.
I due diventano così amici e pian piano Lenea si apre con la coetanea, facendola entrare nella propria vita. Una sera finisce così per mostrarle il suo luogo speciale: una riserva nei pressi del paese, dove regna la quiete e gli animali possono trovare un rifugio. Il ragazzo vi si intrufola abusivamente, ma il luogo è abbandonato e quindi non ci sono mai state conseguenze.
È in questa occasione che le due linee di trama si riuniscono. Infatti, Marco Polo e Vasco da Gama entreranno nella riserva per tentare di fermare un piromane che ha preso spunto dalla loro protesta, finendo per fallire. Ad andarci di mezzo sarà la riserva naturale, che sarà ridotta in cenere.
Nonostante non sia riuscita nel suo intento, Vasco da Gama quella notte scopre qualcosa che cambierà tutto: Lenea. Infatti, secondo lei il ragazzo sembra immune alla malattia e potrebbe rivelarsi la carta vincente per sconfiggere il morbo. I quattro ragazzi, inizialmente rivali, diventano così parte di un unico gruppo che condivide questa speranza luminosa.
Tuttavia, la loro gioia dura poco. In occasione di una manifestazione contro la chiusura del polo petrolchimico, Lenea rivela il proprio segreto a tutti e cerca di sensibilizzare i manifestanti alle atrocità che la zona industriale ha causato. Tuttavia, questa protesta non serve a nulla e il giovane viene trattato come un mostro.
È così che il gruppo scopre la verità: Lenea è in realtà in fin di vita, non c’è nessuna cura all’orizzonte. Come ultimo disperato atto ha cercato di aprire gli occhi al paese con la propria sofferenza, ma è tutto inutile. La storia si avvia poi alla conclusione, che qui omettiamo ma che ha un sapore agrodolce tutto italiano.
La geografia di Fiori di filo spinato: il polo petrolchimico siracusano
Come abbiamo detto la trama di Fiori di filo spinato si svolge tutta nella provincia di Siracusa. Abbiamo anche detto che il cuore delle vicende raccontate nel volume è il contrasto tra un polo petrolchimico e la vicina riserva naturale.
Dovete sapere che la cosa non è casuale. Infatti, sebbene gli eventi narrati nel fumetto siano un racconto di fantasia, essi si ispirano ad avvenimenti e luoghi molto reali. Per questo è importante spiegare un minimo cosa sia il cosiddetto polo petrolchimico siracusano.
La SS 114, che collega Augusta a Siracusa, ogni giorno viene percorsa da moltissimi siciliani e turisti che vanno al mare sulle meravigliose sponde dell’antica città sicula. Per loro questa striscia d’asfalto non è altro che l’ultimo tratto dell’autostrada Catania Siracusa che costeggia una distesa di industrie. Invece, c’è molto di più in quell’anonimo ammasso di tubi e cemento. Si tratta del polo petrolchimico siracusano, uno dei più importanti sul nostro territorio.
Dalle prime aziende create negli anni ’50, il polo crebbe fino agli anni ’80, quando occupò completamente il territorio costiero tra Augusta e Siracusa. Da allora, quest’area geografica è un groviglio di aziende manifatturiere legate alla raffinazione del petrolio e alla produzione di prodotti chimici.
Al di là dell’enorme impatto ambientale che una tale concentrazione di industrie altamente inquinanti ha avuto sul territorio e sulla popolazione all’epoca, il polo petrolchimico continua ancora oggi ad avere un’importante influenza sulla vita di coloro che abitano quei luoghi.
Nel corso degli anni, il polo ha affrontato una crisi economica e produttiva sempre più importante e ora, di fatto, costituisce un enorme cadavere velenoso in putrefazione sul territorio. Tuttavia, la cosa non va vista esclusivamente dal punto di vista dell’ecosistema.
Infatti, il progressivo declino di questi luoghi ha portato anche a una forte disoccupazione, che affligge una zona che aveva costruito tutta la propria economia su queste industrie. Oggi il dibattito sulla riqualificazione e sulla bonifica di questi luoghi è molto acceso.
In tutto questo contesto, a Priolo Gargallo, ai confini del polo petrolchimico, c’è la Riserva Naturale Saline di Priolo. Un piccolo pantano abitato dalle più disparate specie naturali, tra cui dei magnifici fenicotteri, e che stranamente sopravvive grazie alla vicina centrale termoelettrica del paese.
Questo prezioso rifugio è tanto rigoglioso quanto sono aride le distese industriali che si ergono ai suoi confini, in un confronto silenzioso e impressionante. Anche l’incendio che ha luogo nella storia è un evento realmente accaduto, anche se ovviamente tutti i retroscena sono frutto della fantasia degli autori.
Un fumetto su quanto sia difficile essere italiani
Al di là dell’aspetto ambientale, che emerge chiaramente non solo nella trama ma anche nell’ambientazione, Fiori di filo spinato tratta di molti altri argomenti. Il più lampante dei quali è quello della malattia, espresso nella condizione del protagonista Lenea. Per quanto alla fine del volume diventi palese, non è difficile già solo a partire dalle informazioni qui raccolte capire quale morbo si celi dietro la malattia dei fiori: stiamo parlando di cancro.
Questo ovviamente è strettamente legato all’inquinamento del polo petrolchimico, ma all’interno della trama viene trattato come tema a sé stante. Non si può negare che sia un argomento impegnativo e delicato da affrontare, soprattutto perché si tratta di qualcosa che, purtroppo, diventa sempre più spesso parte delle nostre vite.
Tuttavia, l’espediente narrativo della malattia dei fiori usato dagli autori ha un effetto sorprendentemente efficace. Infatti, per quanto emerga chiaramente il parallelismo, grazie a questo semplice filtro, da lettori si è in grado di affrontare il tema senza che la pesantezza renda difficile la lettura. Solo alla fine della storia, quando avremo collegato quasi tutti i puntini, risulterà davvero chiaro quanto avremo scavato nella questione.
Sebbene parlare dell’inquinamento e delle sue conseguenze sull’ecosistema e la salute delle persone potrebbe sembrare già abbastanza per un fumetto di 260 pagine, questo volume riesce a fare di più. Infatti, l’altro tema che emerge prepotentemente dalla storia è la difficile situazione del lavoro giovanile in Italia.
I personaggi lavoratori della storia sono costantemente messi di fronte alla difficile scelta tra una vita di stenti all’inseguimento dei propri sogni e i compromessi imposti dalla gabbia della borghesia. Nella provincia di Siracusa colpita dalla crisi non ci sono molte scelte. O si lavora per il polo petrolchimico, che in cambio del posto fisso ti distrugge l’anima e il corpo, o si vive sotto un ponte. L’unica altra opzione è abbandonare la propria terra, per emigrare da qualche parte.
Questa, ovviamente, è una situazione che riguarda principalmente il sud Italia, dove spesso le persone sono costrette ad affrontare situazioni simili. Eppure, il tema del lavoro viene trattato in un modo che fa emergere un lato universale della cosa, almeno per i giovani italiani.
Anche nel finale, che comunque non verrà svelato, emerge la frustrazione delle rivoluzioni a metà tipiche della nostra nazione. Quelle lotte che sfociano inevitabilmente in un compromesso che ti fa sì conquistare qualcosa, ma che al tempo stesso ti fa sentire come se non avessi cambiato nulla.
Lo stile grafico: tra manga e realismo
Visto e considerato che la questione di cosa sia un manga è parecchio complessa e dibattuta, si può anche glissare sul fatto se questo volume lo sia o meno. Piuttosto, si può tentare di dare un’idea dello stile con cui è stato disegnato senza definirlo. Per farlo, non si può fare a meno di far riferimento al manga come pietra di paragone, con cui ha alcune cose in comune.
Le tavole di Fiori di filo spinato sono caratterizzate da contorni netti e ampie campiture nere che, insieme alle caratteristiche rappresentazioni delle espressioni facciali tipiche dei manga, le avvicinano allo stile di questi ultimi. Allo stesso tempo, il volume è completamente a colori, anche se sono stati distribuiti in modo uniforme. Di fatto si presenta come un buon connubio tra le caratteristiche dei manga giapponesi e quelle dei fumetti occidentali.
Questo sicuramente è riconducibile ai punti di riferimento stilistici degli autori. Essi non solo hanno attinto all’immaginario comune di tutti i ragazzi italiani degli anni ’90, costituito dalla sfilza di anime che hanno caratterizzato il palinsesto televisivo italiano di inizio millennio. Bensì anche i manga shōjo (come Lady Oscar), rintracciabili nel viso angelico di Lenea e nei capelli di molti dei personaggi, piuttosto che in autori moderni come Keigo Shinzo o Kenji Tsuruta.
Nel complesso, comunque, lo stile del volume ha un sapore italiano. Infatti, a prescindere dalla rappresentazione dei volti, il realismo lascia un’impronta molto chiara sull’aspetto finale. Le raffigurazioni degli sfondi ci raccontano chiaramente di luoghi del nostro paese. Non solo a livello paesaggistico, con un mare tutto siciliano, ma anche negli ambienti che viviamo tutti i giorni: le case, il bar di quartiere di Vasco da Gama, piuttosto che la scuola superiore di Ema e Lenea.
Di questi luoghi incredibilmente familiari fa parte anche l’onnipresente polo petrolchimico. Nel cui caso, non è la foresta di ciminiere o l’ammasso di tubi a renderlo tale, quanto piuttosto il fatto che è costantemente in rapporto con il magnifico paesaggio naturale che caratterizza il nostro territorio.
Particolarmente meritevole è la scena dell’incendio. Le fiamme riescono a catturare l’attenzione del lettore, esprimendo in modo davvero riuscito la potenza e la distruzione di un evento simile. Altro aspetto degno di una menzione speciale è il character design dei protagonisti, in particolare di Lenea, che è sorprendente e spiazzante al tempo stesso per il perfetto connubio di espressività e bellezza.
Una storia semplice in un mondo complicato
Fiori di filo spinato è un’opera fondamentalmente accessibile. Con questo non si intende che sia un fumetto scialbo, privo di un messaggio forte, anzi. Semplicemente ha una storia chiara e immediata, che scorre in modo lineare. Non ci sono trame complicate o sotterfugi, solo la difficile vita di quattro ragazzi che cercano di cavarsela come possono.
Inoltre, gli argomenti trattati sono difficili e profondi, ma la narrazione non ne esce appesantita. Essi emergono dalle pieghe del discorso, dalle azioni dei personaggi. Questo, combinato con quanto detto prima, rende questo volume un’opera davvero facile da leggere.
Eppure, questa semplicità rispetta la complessità che si cela nella vita di tutti i giorni che vi viene rappresentata. Nella nostra stessa quotidianità non succede poi niente di complicato, eppure il mondo che ci circonda è intricato e alle volte incomprensibile. Quello che rimane alla fine di Fiori di filo spinato è proprio questo: la vita è complicata.
Sarà per il finale ambiguo e dolceamaro o forse per i conflitti irrisolvibili che caratterizzano il contesto in cui si svolge la storia. Comunque sia, le semplici vicende narrate nell’opera sono il crocevia di mille vite, ognuna con le sue motivazioni, ognuna con le sue difficoltà e ognuna con le sue ipocrisie.
Da un certo punto di vista, sembra che i risvolti tragici della narrazione si sarebbero potuti evitare se qualcuno avesse fatto delle scelte diverse, le scelte giuste. Eppure, al tempo stesso, si ha la forte sensazione che delle scelte giuste non ci fossero o, comunque, fossero impossibili da prendere.
#INBREVE
Fiori di filo spinato, un fumetto sulla Sicilia che fa riflettere
Fiori di filo spinato è un fumetto che parla di argomenti difficili. Come ad esempio l’inquinamento, con il suo impatto sull’ecosistema e la salute delle persone, piuttosto che la crisi economica e i grossi compromessi a cui devono scendere i giovani italiani, soprattutto per vivere al sud.
Nonostante questo, riesce a conservare una narrazione chiara e scorrevole, sorprendentemente leggera. Solo alla fine ci si rende conto di aver letto qualcosa che lascia il segno, che fa riflettere.
Come se questo non bastasse, è un buon punto di partenza per scoprire un pezzo di Sicilia tanto piccolo e misconosciuto quanto importante e drammatico.