Flow – Un mondo da salvare: il viaggio di un incredibile gatto nero
“Magnifico, lascia senza fiato. È il futuro dell’animazione”.
È così che Guillermo del Toro parla di FLOW – Un mondo da salvare.
Presentato in anteprima italiana al festival Alice nella Città e inserito tra i film protagonisti del Lucca Comics & Games, Flow – Un mondo da salvare è il candidato lettone all’Oscar come Miglior film internazionale. Inoltre, Variety lo considera tra i favoriti nel conseguimento della prestigiosa statuetta.
Attraversando il festival di Cannes e vincendo quattro premi ad Annecy, il secondo lungometraggio del giovane Gints Zilbalodis è pronto ad approdare nelle sale italiane a partire dal 7 novembre 2024.
INONDAZIONE
Immaginate di essere un piccolo animale intento a vagare in un grande mondo desolato. Un mondo fatto dal verde degli alberi e da un silenzio infranto solo da idilliaci suoni naturali.
All’improvviso, un frastuono spezza la quiete, ponendo davanti ai tuoi vispi occhi ciò per cui non puoi fare a meno di provare un terrore primordiale. Un’incredibile quantità d’acqua inonda con violenza la terra attorno a te, spezzando e nascondendo tutto ciò che si para sul suo cammino.
È così che inizia la storia di un gatto avventuroso, capace e bisognoso di affrontare le sue paure per sopravvivere in un luogo diventato improvvisamente e misteriosamente inospitale.
Nel corso del suo appassionante viaggio, incontrerà numerose creature tra il reale e l’immaginario. Insieme, partiranno all’avventura verso la scoperta del loro nuovo mondo, costellato da paesaggi incantevoli, bizzarri e memorabili.
OCCHI GIALLI E SFERE NERE
“Penso che l’animazione possa andare più in profondità nel subconscio degli spettatori di quanto riesca a fare un film ripreso dal vivo. L’animazione non è influenzata da barriere culturali o linguistiche, può essere molto più universale e primordiale. Ma, allo stesso tempo, non credo che dovrebbe essere vista come qualcosa di diverso. È solo un’altra tecnica narrativa”.
È questa nota di regia a far trasparire l’amore incondizionato che il regista lettone prova nei confronti del disegno animato. La sua passione, mischiata alla sua timidezza, lo ha portato a realizzare numerose opere in solitaria.
Persino il suo primo lungometraggio, Away, è stato creato esclusivamente da lui. Flow – Un mondo da salvare è il primo lavoro che ha compiuto a più mani affiancandosi, ad esempio, nella sceneggiatura a Matīss Kaža.
Le animazioni riescono a cogliere in modo eccellente le caratteristiche tipiche dei gatti. Che sia nella loro semplice fisicità o nella loro innata astuzia, il piccolo felino nero protagonista della pellicola ricalca perfettamente l’immagine del gatto che ogni persona nel pubblico ha, molto probabilmente, radicata nella mente.
I suoi grandi occhi gialli che si trasformano in due sfere nere nei momenti di gioco allargandosi e restringendosi in continuazione, l’accortezza nel suono del suo miagolio e la sua innata diffidenza lo rendono estremamente reale. A ciò, si aggiungono ulteriori aspetti felini volti a creare momenti di ilarità. L’insieme riesce così a ricreare nell’animo degli spettatori le emozioni suscitate nel corso delle interazioni con questi adorabili felini.
PERFEZIONE
Ciò che fa da sfondo alle meravigliose ambientazioni e animazioni di Flow — un mondo da salvare è fondamentale per la buona riuscita dell’intera pellicola. L’elemento tecnico che colpisce maggiormente è l’incredibile varietà e finezza riservata al suono. In un mondo immerso nel silenzio, la melodia naturale costituisce una colonna portante della narrazione.
L’opera pone davanti allo sguardo degli spettatori un’immersione completa nel mondo naturale. Come tutto ciò che vive, anche le creature che incrociano il cammino del protagonista sono portatori sia di tutta la loro bellezza, che delle loro particolarità.
Madre natura non è solo magnificenza eterea e perfezione, ma è anche violenza e crudeltà. Infatti, l’avventura dei nuovi improbabili amici non è assolutamente priva di difficoltà e di pericoli imminenti. La loro piccola imbarcazione è di certo un luogo sicuro, sede di giochi e tranquillità, ma anche il mezzo attraverso il quale il variegato gruppo si scontra con misteri e tempeste.
CRUDELTÀ
In tutta la sfera dello “spaventoso” presente nel film, la talassofobia la fa da padrona. La forte paura della “thalassa”, ovvero del mare e, in generale, delle acque profonde serpeggia costantemente nel corso della narrazione. L’ignoto che si nasconde tra ciò che un tempo era il suolo, ora trasformato in fondale marino, e la superficie dell’acqua viene sottolineato dal suono ovattato del mondo circostante e dalla profonda oscurità dei nuovi abissi, illuminati solo dalla fioca luce superficiale che si riflette sulle squame di pesci variopinti.
Un ulteriore elemento di grande impatto emotivo è la totale assenza di dialogo. O meglio, la totale assenza di dialogo umano. Quest’ultima caratteristica è volta a completare il grande insieme di tecnicità che consentono al regista di fomentare ancora di più la sua idea inerente all’universalità delle animazioni. Perché gli animali parlano, eccome se parlano tra loro e parlano anche al grande pubblico del mondo.
Questo incontro nato nella necessita si trasforma in un’amicizia potente, cresciuta nel rispetto e nell’amore, rappresentando ciò che è visivamente assente nella storia, ma che, in realtà, fluisce costantemente attraverso lo schermo: l’umanità.
GO WITH THE FLOW
Dove sta andando il gatto nero? Perché succede tutto questo? Cosa accadrà in futuro?
Nel corso della visione sorgono numerose domande a cui non per forza viene data una risposta al termine della pellicola.
La voluta mancanza di spiegazione a determinati avvenimenti della storia contribuisce a creare delle fasi e, soprattutto, un finale narrativo sorprendentemente criptico. Come affermato da Gints Zilbalodis in una nota di regia:
“L’obiettivo però non era creare un enigma da risolvere, ma offrire al pubblico un’intera esperienza da abbracciare, un film aperto che continui a farci pensare dopo averlo visto”.
Questo aspetto rende possibile l’interpretazione personale nei meriti di un significato più intimo e astratto riguardo le vicende del piccolo gatto nero.
Insomma, si può dunque affermare che la presenza di elementi così complessi faccia di Flow – Un mondo da salvare un’opera per tutti. Forse un po’ troppo misterioso e a tratti spaventoso per i più piccini, ma il pubblico giovanile sarà senz’altro attirato dalla simpatia degli animali e dagli intensi colori che giocano tra loro sullo schermo, mentre i più grandi potranno riflettere sulla presenza di temi profondi che, però, abbracciano affettuosamente l’esclusiva comprensione di ogni singolo spettatore, veicolata dall’interiorità personale.
L’intero film può essere considerato come un imponente fiume in piena. Imprevedibile, sorprendente e pieno di vita. In fin dei conti, l’essere umano diventa superfluo e impotente davanti alla crudele bellezza della natura. È forse questa la risposta alla domanda inerente alla mancanza degli umani in questo mondo così unico ma, allo stesso tempo così reale? Forse si, o forse no. In ogni caso, si può dire che l’obiettivo di Gints Zilbalodis sia stato raggiunto: Flow — un mondo da salvare fa decisamente riflettere anche a seguito dell’uscita dalla sala, lasciando a ogni singolo spettatore il compito di interpretare la sua storia.
Il film lettone potrebbe diventare importante nel panorama dell’animazione internazionale, soprattutto nell’ottica di una partecipazione agli Oscar. D’altronde la pellicola vincitrice dell’anno scorso è già cult.
#INBREVE
L’epica storia del gatto che salvò il mondo
A partire dal 7 novembre 2024, le sale italiane ospiteranno Flow — Un mondo da salvare, il nuovo lungometraggio del regista lettone Gints Zilbalodis. Con animazioni emozionanti e ambientazioni da togliere il fiato, l’avvincente avventura di un simpatico gatto nero è finalmente pronta a stupire gli spettatori!
Studentessa brianzola di 23 anni. Frequento Mediazione linguistica e culturale presso l'Università Statale di Milano. Da circa dieci anni coltivo una grande passione per il mondo animanga. Questo interesse con il tempo si è ampliato alla lingua e alla cultura asiatica, il che mi ha portato a scegliere come lingue di studio il cinese e il giapponese. Per circa sei mesi ho lavorato come commessa in una fumetteria. Inoltre, durante il quarto anno di liceo linguistico ho vissuto a Phoenix in Arizona per dieci mesi.