Invelle, l’opera di Simone Massi tra grande e piccola Storia
Avvicinatevi, non abbiate paura. Più vicino, così. Mettetevi comodi e preparate il vostro cuore alla piccola, grande storia che Simone Massi è pronto a raccontarvi. Una storia criptica che però tutti conoscono, la Storia dell’Italia che trascina con sé le anime di coloro che abitano gli Invelle, i non luoghi casa dei protagonisti di questo intrigante lungometraggio vincitore del Premio Carlo Lizzani dagli esercenti italiani più coraggiosi del 2023.
Simone Massi debutta sul grande schermo con il suo primo lungometraggio di animazione: Invelle. Prodotta da MINIMUM FAX MEDIA in collaborazione con Rai Kids e in coproduzione con Amka Films Productions e RSI, la pellicola verrà distribuita nei cinema italiani da Lucky Red (società di distribuzione nota per aver portato in Italia numerosi capolavori di animazione come la recente opera di Hayao Miyazaki Il ragazzo e l’airone) a partire dal 29 agosto.
Simone Massi non si è occupato solo della regia di Invelle, ma anche dei disegni, del soggetto, del montaggio, della sceneggiatura e dei dialoghi. Ad accompagnare la sua opera, ci sono le voci di grandi artisti. Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè e Toni Servillo sono solo alcuni dei nomi di coloro che costellano il cast del lungometraggio, molti dei quali sono conosciuti e avvezzi al mondo dello spettacolo.
Tra di essi, appare anche il canto di Giovanna Marini, figura chiave per la tradizione della musica popolare in Italia ma che, purtroppo, non riuscirà a vedere la pellicola nelle sale italiane, in quanto si è tristemente spenta l’8 maggio di quest’anno.
Grazie alla distribuzione estera ad opera di Fandango Sales, Invelle ha potuto fare il giro del mondo attraverso vari festival in numerosi paesi. Passando dall’Europa, come in Spagna e in Grecia, il lungometraggio raggiunge anche città d’oltremare, come Città del Messico e Buenos Aires.
Adesso, è arrivato il momento per Invelle di approdare in Italia e noi abbiamo avuto il piacere di assistere, in anteprima, a questa nuova e originale perla del cinema italiano!
Le tre generazioni
«Nel pezzo di terra dove sono nato e cresciuto non c’è niente di importante da vedere e da ricordare, niente che possa essere considerato degno di finire sui libri. Una sorta di “Invelle”, un non luogo da cui la Storia con la maiuscola ha preso e preteso tutto quello che voleva e poteva. In cambio abbiamo avuto le storie con la minuscola, quelle che o le tramandi a voce oppure si perdono»
In questa nota di regia di Simone Massi emergono svariati elementi che fungono da colonna portante dell’intero lungometraggio.
La connessione del regista alle terre marchigiane spicca con forza all’interno delle vicende del film. Nato a Pergola nel 1970 e tutt’ora qui residente, ha un passato da operaio e un presente ricco di premi e riconoscimenti, tra cui un David di Donatello e tre Nastri d’Argento. Sotto questo punto di vista, Invelle potrebbe sembrare una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti delle sue origini. A partire dall’utilizzo del dialetto all’interno dei dialoghi, la pellicola si carica di uno spessore tutto italiano.
Prendendo le mosse da queste prime considerazioni, è possibile osservare la trama di Invelle in modo più completo. La narrazione è di fatto un perpetuo intreccio di Storia e storia. Partendo dal 1918, la vita della piccola contadina Zelinda avanza attraverso tre generazioni, passando di volta in volta il testimone alla propria discendenza.
Immersa nel mare di conseguenze che la Prima Guerra ha portato con sé, i suoi occhi si sono più abituati alla violenza che all’amore. La bimba dal foulard rosso si aggrappa all’utopico sogno di potersi sedere tra i banchi di scuola, mentre rimane ancorata alla terra e al cielo che incornicia la sua campagna.
Eppure, gli spettri del conflitto la inseguono persino in quanto madre. Questa volta, però, è sua figlia Assunta a dover amalgamare la propria infanzia alla fresca Seconda Guerra, quella che nel 1943 rimbomba prepotentemente e nuovamente attraverso i confini delle nazioni.
Con un balzo in avanti di 35 anni, ecco che arriviamo alle soglie degli anni Ottanta. Nel 1978 la vita di campagna è cambiata, ora è Icaro a correre lungo il sentiero della narrazione, nipote dell’ormai anziana Zelinda. Una nuova luce di speranza irradia il giovane, con la promessa di compiere ciò che i suoi antenati non sono riusciti a fare.
Occhi e orecchie
In aggiunta a questa scelta di narrazione quasi antologica, vi è l’incredibile originalità dell’insieme delle tecniche visive attuate nella realizzazione della pellicola, le quali riescono ad accompagnare in maniera intrigante queste complesse vicende.
Le animazioni di Simone Massi sono un vortice continuo di punti, linee e tratti in incessante movimento. Abituato a creare totalmente ogni singolo fotogramma delle sue opere, ogni cosa nel suo mondo si muove con una serie di scatti vari e ripetuti. Ciò intrappola la mente degli spettatori in una fitta rete di dettagli in bianco e nero che un po’ ammalia e un po’ affatica lo sguardo.
Più che di assenza di colore, bisognerebbe parlare di scelta ponderata dell’utilizzo di questi due non colori. Le immagini appaiono, in questo modo, come una rapida sequenza di cornici in grado di contenere sia la Storia del nostro paese, che quella dei grandiosamente piccoli protagonisti della trama di Invelle.
Tuttavia, in maniera totalmente inaspettata, ecco che appaiono sullo schermo chiazze di svariati e veri colori. Questi passano dall’indicare questo e quell’elemento, sottolineandone un’importanza che discende soprattutto dal caldo e avvolgente foulard di Zelinda, accompagnando la totalità della pellicola.
La musica è supportata da una moltitudine di suoni familiari e frastornanti. Il tintinnio terroso della ghiaia sotto le suole delle scarpe fa da sfondo a quelle che dovrebbero essere conversazioni, ma che sembrano trasformarsi in sussurri. L’urlo acuto della lavagna rigata da una lenta striscia di gessetto richiama, così, la fastidiosa necessità del raccontare il taciuto.
Conflitto perpetuo
L’elemento che accompagna le tre generazioni e la loro narrazione, attraverso le vicende dell’Italia intera, è il dolore. La Storia riversa nella vita dei personaggi il fiume cremisi della guerra, del conflitto e del sangue.
Infatti, persino la mente di Icaro non riesce a rimanere immune alla violenza. In parte, è dalla televisione che risuonano le grida di sofferenza di una nazione ancora ricca di tagli sanguinanti. È proprio in uno dei suoi giorni di infanzia che il figlio di Assunta ascolta la notizia del ritrovamento del corpo di Aldo Moro.
Così, anche la speranza di un futuro, di una vita e di una generazione migliore viene nuovamente a piegarsi sotto il macigno della crudeltà. Neppure il passaggio dalla campagna alle case popolari di città è in grado di rimuovere questo costante peso. Così come fu per i reduci delle due Guerre Mondiali, il vento freddo degli orrori non abbandona mai coloro che lo hanno respirato.
Dunque, anche se le guerre in quanto tali sono finite, l’oscurità della morte si annida profondamente all’interno del mondo intero. Ma il pubblico che arriverà nelle sale alla fine di agosto sa bene che neppure i conflitti hanno mai avuto fine. La nostra televisione fa risuonare nella quotidianità notizie di scontri vicini, tanto vicini da far palpitare il cuore dalla paura di rivivere le mostruosità di cui i nonni raccontano ancora oggi.
È proprio in questo modo che la sofferenza straripa nei tanti Invelle del mondo, non luoghi nascosti, sconosciuti e tanto piccoli da sembrare insignificanti. Eppure, sono proprio questi la casa di innumerevoli anime che sono costrette a fare i conti con le scelte di altri e, in questo modo, la pellicola di Simone Massi ci ricorda l’importanza di ascoltare i sussurri di coloro che non hanno mai avuto la possibilità di gridare agli altri le proprie vite.
#INBREVE
Ascoltare il silenzio
Grazie ai racconti di tre diverse generazioni, una scia di chiaroscuri ci trasporta attraverso sessant’anni di storia del nostro paese. A partire dal 29 agosto, con canzoni ammalianti e disegni intriganti, Invelle è pronto a conquistare l’animo degli spettatori disposti ad ascoltare ciò che spesso resta taciuto.
Studentessa brianzola di 23 anni. Frequento Mediazione linguistica e culturale presso l'Università Statale di Milano. Da circa dieci anni coltivo una grande passione per il mondo animanga. Questo interesse con il tempo si è ampliato alla lingua e alla cultura asiatica, il che mi ha portato a scegliere come lingue di studio il cinese e il giapponese. Per circa sei mesi ho lavorato come commessa in una fumetteria. Inoltre, durante il quarto anno di liceo linguistico ho vissuto a Phoenix in Arizona per dieci mesi.