Locandina italiana Kina e Yuk

Mercoledì 28 Febbraio ho avuto l’occasione di assistere all’anteprima di “Kina e Yuk, alla scoperta del mondo”, diretto da Guillame Maidatchevsky e narrato da Benedetta Rossi. Un racconto liberamente ispirato ad una storia vera che ci regala uno scorcio sulla vita di due volpi artiche costrette a fare i conti con le ostilità della natura selvaggia.

Il dramma della perdita

Il film Kina e Yuk: alla scoperta del mondo ci regala uno sguardo sulla vita di due volpi artiche, Kina e Yuk, piccole abitanti dei vasti ghiacciai del Grande Nord del Canada. Le due volpi sono una coppia inseparabile e sono ormai pronte a fondare la propria famiglia all’interno di questo habitat particolarmente ostile.

La loro vita, però, viene improvvisamente sconvolta da un evento inaspettato. Negli ultimi anni le temperature sono aumentate e in pieno inverno il clima è eccessivamente mite e questo porta alla frattura della calotta artica ormai in fase di scioglimento. Il piccolo Yuk, che in quel momento stava cercando di procacciare del cibo per lui e per la sua compagna, rimane bloccato su una parte del ghiacciaio ormai fratturato. La natura separa prematuramente le due volpi in un momento estremamente critico. Inizia quindi un’avventura che porta i due animali a rincorrersi, cercarsi e ad affrontare i pericoli della natura selvaggia e ostile.

Scena del film che mostra lo scioglimento dei ghiacciai

Il racconto, ispirato da una storia vera, ci immerge nella vastità dei freddi paesaggi del nord America, nel Canda settentrionale, più precisamente nello Yukon. La scelta non è casuale. Il regista ha deciso di riallacciarsi alla tradizione della narrativa ambientando il suo film nello stesso luogo in cui ha vissuto Jack London, luogo che lo ha ispirato per la stesura de “Il richiamo della foresta”.

Nella desolazione dei ghiacci e delle foreste del Canada risuona ancora di più la solitudine dei nostri protagonisti nel momento della loro separazione. Costrette ad adattarsi e a contrastare una forza naturale che non fa sconti a nessuno, neanche agli esseri umani.

Lo stile: tra western, documentario e fiaba

La regia ha giocato molto sui parallelismi e sui contrasti tra il mondo animale e quello degli esseri umani. Entrambi si reggono su un delicato equilibrio con la natura  che li circonda. Mentre gli esseri umani cercano di domarla, il mondo animale si adatta e cerca di sopravvivere come può.

Dal punto di vista stilistico è evidente un forte richiamo agli stilemi del Western, dalle inquadrature che giocano sulle contrapposizioni alla narrazione carica di tensione. I dettagli sono sicuramente una cifra stilistica tipica della regia di Maidatchevsky, che cerca di far sentire l’inquietudine degli animali attraverso i particolari del suo corpo: dall’impercettibile respiro, al delicato movimento delle orecchie.

Paesaggio innevato Canadese dal film

Ma il film si colora anche di toni giocosi e allegri. Il regista ha infatti dichiarato che tra le sue ispirazioni rientra il nostro amato Miyazaki, dal quale ha ripreso la modalità di rappresentazione della natura. Accanto al grande maestro, Maidatchevsky inserisce anche Spielberg e Burton a completare la triade di registi a cui si ispira e che omaggia.

La necessità di raccontare la storia di Kina e Yuk ha soprattutto un intento educativo. Per questo motivo il film – rivolto particolarmente ai più piccoli- si propone di porre sotto i riflettori il dramma del riscaldamento globale e le sue drammatiche ripercussioni. La trattazione dell’argomento rimane superficiale fungendo da sottotrama rispetto all’avventura delle due volpi. Non ne vengono spiegate le cause, ma le sue conseguenze fungono da motore per la trama e aiutano a creare una connessione con i nostri protagonisti.

Primo piano di Kina dal film Kina e Yuk: alla scoperta del mondo

“Quello che mi interessa è realizzare un film che susciti delle emozioni mostrando quello che queste volpi vivono. E a quel punto potremo iniziare a proteggerle […] In questo senso si tratta di uno slancio positivo verso la tutela della natura”

Se è vero che il film si accosta allo stile documentaristico, Maidatchevsky sa che la cosa più importante è suscitare l’empatia dello spettatore. L’obiettivo non è mosso da una qualche forma di pietismo, bensì dal desiderio di educare gli spettatori cercando di avvicinarli alla sensibilità del mondo animale.

Una voce inaspettata

Alla notizia che la scelta per la narrazione del film fosse ricaduta su Benedetta Rossi, va ammesso, sono rimasta un po’ interdetta. Sicuramente tutti noi la conosciamo per i suoi video di ricette, ma pochi di noi si sarebbero aspettati di sentirla come voce narrante di un film. Le polemiche sono state varie e sicuramente questo ha contribuito a catturare l’attenzione mediatica, mossa azzardata ma sicuramente vincente per far parlare del film.

Benedetta durante la prima ha parlato della sua nuovissima esperienza da doppiatrice. Il lavoro è stato moltissimo e non è stato facile, soprattutto dovendosi confrontare con il mondo del doppiaggio italiano che vanta una grande fama. Sicuramente c’era timore nell’accettare un lavoro del genere, ma la storia l’ha catturata e ha deciso di accettare questa sfida.

Benedetta Rossi in sala doppiaggio per il film

Dai primi minuti del film, nonostante il grande lavoro di Benedetta, non si può fare a meno di notare la differenza con un doppiaggio curato dai professionisti del mestiere. La cadenza marchigiana è stata attenuata, ma non eliminata del tutto; la recitazione ha dei punti deboli. Nonostante questo, la scelta è ricaduta su Benedetta per dei motivi ben precisi e non trascurabili.

Bisogna tenere a mente il pubblico a cui è rivolto questa pellicola: famiglie e bambini. Come ci ha tenuto a sottolineare la stessa Rossi, la sua voce – accento compreso – è entrata nella case e nel cuore di migliaia di persone.

Se da un lato la sua partecipazione è stata sfruttata per attirare più spettatori, dall’altro è stata giustificata dallo stile dei suoi contenuti. I suoi video, le sue ricette, ma la stessa Benedetta sono semplici e genuine. Tutte premesse perfette per creare un dialogo con i bambini. Di fatto il linguaggio della sua narrazione rimane semplice e cerca di fare leva sugli elementi emotivi più forti del film (la famiglia, il desiderio di ritrovarsi e l’amore).

Tra critiche e accoglienza, il ruolo di Benedetta

Al momento delle domande tutti sapevamo quale sarebbe stato il topic principale. Tutti in sala erano curiosi di sapere come Benedetta avesse affrontato il ruolo da doppiatrice, ma soprattutto le critiche avanzate dagli addetti del settore. La prima cosa che ci ha tenuti a specificare è stata che non ha accettato con leggerezza il lavoro. La paura di poter addentrarsi in un campo così sconosciuto c’era sin dall’inizio. Nonostante ciò la sua esperienza sui social media l’ha aiutata molto e l’ha abituata a gestire le critiche.

“I social sono spazi che vanno utilizzati con serietà e rispetto per le persone che stanno dall’altra parte. Ogni parola e frase viene pesata e ci si pone il dubbio su come le proprie parole vengano percepite”

Il suo lavoro sui social è servito da allenamento, ma anche da trampolino di lancio per progetti più grandi, dalla scrittura del primo libro all’entrata nel mondo del cinema. Il topic sul mondo animale sicuramente hanno facilitato la scelta, dal momento che la cuoca dei social ha sempre dimostrato attenzione e cura per la natura. Dalla coltivazione del suo orto, all’utilizzo di ingredienti naturali e sani.

Nonostante l’esito non estremamente brillante, sicuramente dal suo lavoro si percepisce l’impegno che è stato messo in atto da Benedetta Rossi. Il prodotto, senza arrogarsi grandi pretese, rimane comunque piacevole ed educativo, perfetto per un giovane pubblico curioso di scoprire le curiosità degli animali che popolano i freddi paesaggi del Nord.

#INBREVE
2.5

Kina e Yuk: alla scoperta del mondo, una storia di perdita e amore raccontata ai più piccoli

Kina e Yuk: alla scoperta del mondo ci regala uno scorcio sulla vita degli animali immersi nei freddi paesaggi del Nord America. Una storia di ricerca, di amore e di perdita, narrata dalla voce di Benedetta Rossi.

Il documentario, consigliato ai più piccoli, che con grande semplicità propone di mettere in luce le conseguenze del cambiamento climatico, con una fotografia che cattura lo spettatore e una regia che strizza l’occhio ai stilemi del western americano.

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