Lo spietato mondo in bianco e nero di Colorless: la recensione del primo volume
Colorless immerge lo spettatore in uno spietato mondo post-apocalittico in bianco e nero. Popolato da esseri deformi e un culto segreto, senza scrupoli, il destino dell’umanità sarà tutto nelle mani di una giovane ragazza.
Il 25 gennaio scorso è arrivato in Italia, grazie alla pubblicazione di Musubi Edizioni, il manga Colorless, scritto e disegnato da KENT. A giugno è stata lanciata la sua nuova opera, Daikaijū Gertima.
Se il nome non vi dice nulla, è perché KENT è alla sua prima pubblicazione italiana. Ed è proprio grazie a Musubi che noi di Animaku abbiamo avuto la possibilità di ricevere il primo volume di Colorless per scrivere questa recensione.
La saga completa – che rappresenta il debutto dell’autore – è costituita da sette volumi, pubblicati in Giappone tra il 2019 e il 2022. Un aspetto interessante del manga è, innanzitutto, la sua genesi. Infatti, subito dopo il capitolo finale del primo volume si trova una breve presentazione dell’opera stessa da parte dell’autore. Vengono riportate una serie di date, denominate “incidenti”, che ripercorrono gli step che hanno portato prima alla creazione dell’opera e, in seguito, alla sua serializzazione.
Un mondo che si è portato via tutto, anche i colori
Così come si evince dallo stesso titolo, il concept di Colorless è un mondo post apocalittico, colpito da una catastrofica esplosione solare, il Mercy pulse. Proprio a causa di questo evento, le persone sono diventate deformi e la Terra ha perso tutti i colori.
Il lettore segue la storia di Avidia, uno scienziato che studia il potere del colore. Allo stesso tempo conduce un’indagine sul Culto, una setta religiosa con enormi influenza nella geopolitica di Colorless. Le vicende del protagonista si intrecceranno presto con quelle della giovane Chie, cameriera che lavora nella tavola calda dove Avidia si reca spesso. In seguito alla sparizione della ragazza per mano del Culto, lo scienziato si metterà immediatamente sulle tracce della ragazza, scoprendo un inaspettato segreto.
La narrazione del primo volume è serrata. La combinazione di scontri, inseguimenti e indagini non lasciano tregua al lettore. Diversi anche i colpi di scena, anche se alcuni, forse, troppo prevedibili. La storia riesce comunque ad appassionare ed essere assolutamente immersiva.
Uno stile occidentale
Le atmosfere proposte da KENT sono cupe e misteriose. Si allontano moltissimo dal classico stile nipponico per riprendere, invece, a piene mani il fumetto supereroistico americano. Il character design di Avidia richiama fortemente quello di Batman e Spawn, sia per la maschera che indossa, sia per il lungo impermeabile, che fluttua come un lungo mantello. Perfino la sua personalità è riconducibile a quella del Cavaliere Oscuro, e in particolare alla sua doppia natura di eroe/detective che agisce attraversi leggi proprie, ma sempre dalla parte del bene.
Le ambientazioni sono opprimenti, con personaggi che si trovano spesso a muoversi in spazi stretti e angusti. Anche negli spazi aperti, l’autore riesce a trasmette una sensazione quasi claustrofobica allo spettatore. Anche qui si possono trovare diverse similitudini con Gotham City.
Il tratto del disegno è molto marcato. Questo stile aumenta l’effetto tetro di storia e ambientazione, risultando perfettamente coerente con le vicende narrate e l’universo nel quale si muovono i protagonisti. Ad enfatizzare ancor di più ci pensano i volti deformati di personaggi, che ricordano più creature dell’universo starwarsiano che esseri umani.
La paura del nucleare
La metafora tra il devastante Mercy Pulse e l’esplosione nucleare che colpì il Giappone è immediata. I danni irreparabili, le mutazioni dovute alle radiazioni e un popolo che dopo trecento anni ancora ne subisce le conseguenze.
Questo fa capire come la tragedia dei bombardamenti nucleari su Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto 1945, e più in generale la seconda guerra mondiale, ancora oggi siano radicate in moltissime opere nipponiche. Basti pensare a Godzilla, uno dei mostri (kaiju) più iconici della storia del cinema, nato proprio nel primo dopoguerra. Ci sono anche esempi recenti, come l’ultimo film di Hayao Miyazaki (a proposito, non perdetevi la nostra recensione de Il ragazzo e l’airone), dove lo spettro della guerra rimane sempre presente.
Anche nel primo volume di Colorless aleggia lo spettro di un evento catastrofico, che ha trascinato l’umanità oltre un punto di non ritorno. Un’esplosione che ha privato il mondo di ciò che lo rendete tale e che lo identifica: i colori.
Tirare le somme
Il primo volume di Colorless è stata una piacevole scoperta. L’intuizione di Musubi Edizioni di portare in Italia quest’opera di un artista inedito nel nostro Paese potrebbe rivelarsi vincente – ed è quello che speriamo.
Al netto di qualche difetto, questo primo volume è consigliato a tutti gli amanti del genere post apocalittico e della fantascienza. Consiglio allargato anche a chi è meno avvezzo al fumetto orientale, in quanto atmosfere, estetiche dei personaggi e stile di disegno si avvicinano molto ad uno stile occidentale.
Come già detto in precedenza, l’opera conta un totale di sette volumi. Un manga breve che, viste le premesse, si preannuncia ricco di colpi di scena.