Mio marito dorme nel freezer – Recensione: la violenza domestica secondo Misaki Yazuki

La scrittrice Margaret Atwood scriveva che «gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro, le donne hanno paura che gli uomini le uccidano». Cosa succede quando si ribaltano le prospettive, cioè una donna uccide un uomo e lui si prende gioco di lei (come in Mio marito dorme nel freezer)? 

Mio marito dorme nel freezer è un manga scritto da Misaki Yazuki e illustrato da Hyaku Takara, pubblicato da J-Pop in un volume unico.

L’opera d’esordio di Misaki Yazuki è un thriller d’interni, in cui emerge – con un curioso stratagemma narrativo, che per ora evitiamo di sottolineare per non incorrere nello spoiler – una problematica tanto cara alla narrativa contemporanea: la violenza domestica. Nana, la protagonista, uccide suo marito Ryo dopo aver subito per anni soprusi psicologici e abusi sessuali.


L’ambiguità della violenza


Ciò che salta subito all’occhio del lettore in poche vignette è il modo in cui viene tratteggiato Ryo. L’uomo, infatti, è giovane e attraente. Lui e Nana potrebbero essere la coppia protagonista del più classico degli shojo; sappiamo che l’abito non fa il monaco, e un manga non si giudica dalla copertina, però è altrettanto vero che l’arte del fumetto ragiona per immagini e le scelte estetiche hanno perciò una funzione narrativa decodificabile.

Il tratto di Takara, che non si perde in virtuosismi di sorta che esacerbano i tratti caratteriali o la violenza degli avvenimenti messi in scena, è essenziale e delicato. La contrapposizione tra la pulizia dei disegni e la stratificazione della vicenda e delle sue cause permette l’emersione di un aspetto prioritario del problema della violenza domestica: l’ambiguità.

Se una narrativa superficiale descrive la personalità abusante come un orco delle fiabe – o come uno spaventoso yokai, dato che stiamo parlando di Giappone –, nella realtà la situazione è ben diversa: la violenza non è un grafico dall’andamento costante, ma presenta dei picchi, positivi e negativi.

Il partner violento non rimane sempre tale. Tra un episodio e l’altro si nascondono attimi di tenerezza, ed è a quelli che la persona abusata si aggrappa. Simili manifestazioni di dolcezza, così improvvise, permettono di costruire un rapporto di codipendenza.

Nana, però, non ci sta. Non c’è giustificazione alla violenza fisica, psicologica, sessuale e ai continui tradimenti subiti. Per suo marito Ryo non c’è possibilità di catarsi; allora lo strozza con un cavo elettrico e conserva il suo corpo in freezer. L’omicidio avviene fuori campo, attraverso un’entrata morbida in una storia dall’atmosfera opposta. Decidere di non rappresentare l’atto è una dichiarazione di intenti: Nana sarà anche un’omicida, ma è innanzitutto una vittima. E, in quanto vittima, non c’è necessità di rappresentarla nella furia del momento. L’importante è sapere perché lo abbia fatto. La scelta stilistica rifiuta la morbosità del lettore che, soprattutto dal titolo stesso Mio marito dorme nel freezer, ci si potrebbe invece aspettare.


La convergenza tra bene e male: il tema del doppio


D’altro canto, Ryo torna sui propri passi e sembra, in tutto e per tutto, un uomo nuovo. Il suo cadavere nel freezer e il marito perfetto convivono tra le stesse mura domestiche.

Nana, però, non si fa di certo ingannare. Seppur con qualche remora, progetta l’omicidio di quello che pare essere lo spirito redivivo del marito, oltre a una vendetta che è un quotidiano stillicidio: ogni giorno, infatti, cucina manicaretti a base della carne macinata del cadavere nel freezer.

Questo fenomeno – uno scorcio horror fantasy che il finale smentirà, pur in mancanza di realismo – porterà la protagonista sulla soglia di un esaurimento nervoso, senza contare la paradossalità degli eventi narrati, che mette in discussione l’affidabilità del suo punto di vista.

È bene sottolineare che, oltre alla violenza domestica, Mio marito dorme nel freezer si sviluppa sul tema del doppio. In modo tipicamente giapponese non esiste una visione dicotomica di bene e male: i due “Ryo” – quello nel freezer e il sedicente marito perfetto – non sono che due entità inscindibili, le cui caratteristiche confluiscono l’una nell’altra.


Dualità nel plot twist finale


L’intuizione narrativa più interessante dell’opera – attenzione, possibili spoiler sul finale! – sta proprio nel modo in cui si avviluppano i due plot twist finali. Se a un certo punto ci sembra che la vita di Nana sia destinata alla felicità dopo aver scoperto che il marito perfetto non è nient’altro che So, il gemello segreto di Ryo mai registrato all’anagrafe, ben presto veniamo smentiti. Non esiste So senza Ryo e non c’è felicità che non passi per una riappropriazione di se stessi.

Nana, da anni al centro del gioco dei due gemelli, è carnefice del proprio destino e di un doppio delitto. Ed ecco la catarsi, la liberazione: sottraendo gli elementi narrativi dal manga, si può dire che Nana scelga di non lasciarsi più abbindolare dalle ambiguità della personalità violenta e manipolatoria del suo compagno.

Mio marito dorme nel freezer è un manga interessante, nonostante la semplicità dei disegni. Riesce infatti a giostrare con equilibrio elementi horror, shojo e thriller senza che nessuno prevalga sull’altro. Inoltre, sfugge a uno dei tipici difetti dei volumi unici, cioè quello di non riuscire a esaurire appieno le potenzialità della trama e dei personaggi coinvolti.

#INBREVE
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Summary

Mio marito dorme nel freezer è un manga scritto da Misaki Yazuki e illustrato da Hyaku Takara che mescola elementi thriller, horror e romantici. Anche grazie al cambiamento di Ryo, prima violento e manipolatorio, poi romantico e collaborativo, l’opera riesce a essere concisa, a tratteggiare i pochi personaggi con cura (nonostante il tratto di Hyaku Takara sia poco elaborato) e a costruire una storia interessante intorno al tema della violenza domestica.

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