Papers, Please: la potenza dell’immedesimazione e della scelta

papers, please
“Glory to Arstotzka”

Papers, Please è un gioco sviluppato da Lucas Pope, ex Naughty Dog, nel 2017, e potrebbe rientrare nella macroarea dei giochi simulativi. Oggi ce ne sono di tutti i tipi, c’è la serie “Simulator” di Astragon che governa il medium con titoli come “Farming” o “Bus”. Ma in questo caso simuleremo qualcosa di molto, molto specifico. Infatti, in Papers, Please vestiremo i panni di un ispettore di frontiera, il quale dovrà essenzialmente fare soltanto il suo lavoro. Saremo immersi in una costante verifica di documenti e regole, cercando di fare il minor numero di errori possibile nella nostra attività di controllo. Il tentativo di riassumere al massimo il gameplay può serenamente ridursi a questo.


Parliamo solo di un simulativo?


Certo, ci sono alcune differenze con i simulativi in senso stretto, dato che il tutto è condito da spruzzate di puzzle game e un’anima arcade. Ciò non toglie però che le nostre giocate saranno caratterizzate quasi completamente dall’attività ispettiva appena presentata. Una domanda sorge dunque spontanea: come può un titolo con tali premesse stimolare una riflessione così profonda come il grado di immedesimazione con il protagonista e il potere delle scelte? Semplice: le nostre azioni si inseriscono in un contesto terribilmente distopico in cui la correttezza del nostro lavoro non sempre sarà la scelta migliore. La storia che si svilupperà attorno a noi sarà determinata da chi faremo o non faremo passare, dandoci un posto privilegiato sulla persistenza del regime vigente.

arstotzka


“Prepare your documents”


Il gioco è ambientato, come detto, in una semplice e pura distopia in una nazione chiamata Arstotzka, patria del protagonista. Noi, in qualità di novelli ispettori di frontiera, dobbiamo assicurarci che il nostro lavoro sia in linea con le richieste governative, accettando solo chi ha i requisiti giusti per entrare nel paese. Un compito chiaro e preciso, che però è una diretta conseguenza degli accadimenti fantapolitici quotidiani.

Già sin dal passare dei primi giorni, infatti, constateremo come l’agitazione e le guerre tra gli stati siano molto frequenti, nonché quanto sia nera la situazione in quei territori. I confini sono un concetto estremamente concreto, da dover rispettare tassativamente. Il transito delle persone tra le nazioni rappresenta un elemento cruciale nello sviluppo geopolitico del mondo di gioco. Il nostro ruolo ispettivo, in questo contesto, sarà dunque di forte responsabilità. Non solo: rispetto alla forza degli eventi di gioco, il nostro lavoro sembra essere una sorta di “posto sicuro”, grazie al quale potremo forse essere in grado di godere di condizioni migliori rispetto alle persone in difficoltà, o quelle con obiettivi chiari e precisi, che ci si pareranno davanti a ripetizione.


In questo setting, invece, nessuno è salvo


Purtroppo così non sarà: la distopia, infatti, si diffonde a macchia d’olio, dato che la difficoltà crescente del nostro lavoro non farà sconti alla precisione. Troppi errori infatti si traducono in problemi che impatteranno anche su di noi. In questo setting, appunto, nessuno è salvo. Anche il protagonista dunque, depositario di un certo potere decisionale nei confronti di altri esseri umani, è costretto a sottostare alle regole di chi ha un potere ancora più grande. Il malessere collettivo, però, porta spesso le persone ad unirsi, per combattere il potere costituito con una forte resistenza. Bisogna solo capire da che parte stare.

controllo documenti


“Cause no trouble”


Il gameplay di questo titolo è, come detto in apertura, concettualmente molto semplice. In sostanza, dovremo scegliere se far passare o meno l’individuo che ci si parerà davanti rispetto alle regole vigenti in quel momento. Semplice e diretto, dentro o fuori. Tra l’altro durante il nostro primo giorno di lavoro le istruzioni saranno immediate: entra solo chi è originario di Arstotzka. Tutti gli altri resteranno fuori. Di fatto, dunque, basterà osservare un solo documento per capire se far accedere in paese un cittadino.

Certo, va detto che ogni giorno, data la delicata situazione geopolitica, aumenteranno i documenti richiesti per entrare in Arstotzka, il che incrementerà progressivamente la difficoltà. Questo ci porrà di fronte una curva d’apprendimento ben congegnata e mai soverchiante, in perenne metà strada tra la sfida e il divertimento.

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La concretizzazione della sfida nel gameplay di Papers, Please


L’aumento delle regole è solo l’inizio del lato arcade del titolo. Questo perché, oltre alle richieste documentali, le persone pur di spostarsi tenteranno di tutto. Uno degli ostacoli principali in questo titolo risulta essere proprio la falsità delle dichiarazioni e certificati degli individui. Grazie ad un manuale che potremo consultare prima di aprire ufficialmente il gabbiotto alla clientela, possiamo avere sempre con noi le informazioni necessarie per poter determinare se un documento sia o meno un falso. In ogni caso, più controlli faremo, più soldi porteremo a casa a fine giornata. Il nostro stipendio servirà a sostenere la nostra famiglia, che ogni giorno avrà delle spese da effettuare, anche molto pesanti. E questa necessità fa emergere il secondo ostacolo più importante che ci si parerà davanti, ovvero la velocità d’esecuzione richiesta.


Nel nostro ruolo ci sentiremo sempre tra l’incudine e il martello


Ci accorgeremo presto che dovremo essere molto produttivi, controllando il maggior numero di persone possibile, al fine di poterci trovare sopra la soglia minima per sopravvivere. Ogni giorno sarà una corsa contro il tempo in cui sono ammessi ben pochi errori. Infatti, dovessimo sbagliare nella nostra attività di controllo, dal terzo controllo errato in poi ci vedremo sottratti i soldi che avremmo potenzialmente guadagnato. Insomma, da una parte ci saranno le persone, con i loro stratagemmi volti ad entrare illegalmente nella nazione, dall’altro avremo un Paese che ci tiene per la gola e che richiede precisione e velocità. Ed è qui che il gioco salta dal livello del gameplay puro ad una dimensione maggiormente personale, intrisa di trama e riflessione personale, in cui saranno le nostre scelte a fare la differenza.

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Le diverse vite in Papers, Please e l’insorgere della forza delle scelte


Nel marasma dei giochi con scelte morali Papers, Please entra a passi molto leggeri e silenziosi, inizialmente. La nostra attività di controllo si svolgerà nei confronti di persone con cui avremo interazioni molto sfuggenti, di pochi secondi. In quei pochi attimi però vedremo un quantitativo immenso di esigenze, desideri, timori e speranze differenti. Il compito che abbiamo sulla carta è estremamente asettico: un mero controllo di requisiti per determinare se una persona sia idonea o meno. Nella pratica, invece, il titolo ci ricorderà costantemente che stiamo avendo a che fare con degli esseri umani.


Al di là della trama principale, durante la nostra giocata ci passerà davanti un numero inverosimile di vite


Due amanti in due differenti nazioni in guerra tra loro, un uomo malato i cui medici specializzati in quella malattia si trovano fuori la sua madrepatria, persone ingiustamente incriminate e condannate alla pena di morte in fuga. Saremo testimoni di un numero davvero elevato di frammenti di storie diverse, frammenti che ci porranno più di una volta di fronte a delle scelte da prendere. Non sempre quel che è giusto è anche in linea con il nostro ruolo. Ecco perché dovremo prendere delle decisioni dure, e dovremo scegliere di fidarci o non fidarci delle parole fugaci di chi avremo di fronte.

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Il ruolo della scelta nella trama di Papers, Please


Quotidianamente, la potenza ed il peso delle nostre scelte diventeranno percettibili in accordo con l’aumento della difficoltà del gameplay. Durante la nostra giocata prenderemo sempre maggior coscienza del nostro “ruolo” sia nel senso pragmatico del termine, sia nel senso sociale e morale che decideremo di intraprendere. Ed è qui, attraverso il concetto di “scelta”, che trama e ambientazione di Papers, Please si uniscono per farci sentire i veri protagonisti del gioco. Nonostante il quasi silenzio del nostro alter-ego protagonista, nella trama del titolo la percezione di potere delle nostre azioni arriverà alle stelle: le conseguenze di ciò che sceglieremo di fare nel giorno X determineranno gli eventi del giorno Y, nonché talvolta del giorno Z.


Le conseguenze delle nostre scelte potranno essere a lungo termine e inattese


La forza delle scelte in questo senso emergerà anche perché, differentemente da altri giochi, le conseguenze di trama delle nostre azioni non saranno chiare o prevedibili, nemmeno un po’. In un setting del genere, dove lo stato invece di tutelare cerca di punire, ogni azione sovversiva può essere letta sia come eroica sia come incauta e pericolosa, oltre che inutile. Poiché non sapremo mai come andrà a finire finché non lo vivremo direttamente sulla nostra pelle, la possibilità di scelta diventa un tema perpetuo in Papers, Please.

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La totale immedesimazione in Papers, Please


Considerando la levatura delle situazioni moralmente ambigue di cui saremo testimoni e, per certi versi, parte attiva nella loro risoluzione, la potenza delle scelte si sostanzia con calma, con il passare delle ore, con il cumulo dei momenti in cui ci troveremo a riflettere su cosa sia giusto fare. Questo aumenterà a dismisura la forza dell’immedesimazione con il protagonista, nonché la percezione di potenza delle nostre scelte. In fondo, saremo coloro che hanno l’ultima parola sulla libertà degli altri, e ciò sarà un pensiero sempre più concreto.


Il nostro tempo interno dedicato alla riflessione non è sempre in linea con la realtà


La crudeltà della distopia passa anche per il fatto che dovremo prendere tali decisioni morali in pochissimo tempo, dato che ne andrebbe della sopravvivenza nostra e della nostra famiglia. Insomma, è tutto intrinsecamente connesso, connessione che porta all’aderenza totale tra noi ed il protagonista. L’immedesimazione dovuta alla forza delle nostre scelte e ai dilemmi morali che ci ritroveremo ad affrontare rappresenta la punta di diamante dell’offerta. Quest’ultima, sommata alla componente puramente ludica, rappresenta il motivo per cui Papers, Please risulta essere uno di quei titoli difficili da ignorare, in tutte le sue forme.

Classe '92 senza esserne pienamente consapevole, mi nutro di videogiochi, fumetti e prodotti video sin da quando ho memoria. Dato che non finirò tanto presto, perché non discuterne?

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