Pokémon Scarlatto e Violetto: recensione di un gioco troppo fedele a sé stesso
Ci avevo sperato. O meglio, ci volevo sperare, pur sapendo che sarei stato deluso. E infatti non mi sbagliavo. Pokémon Scarlatto e Violetto sono l’ennesimo capitolo dimenticabile uscito su Nintendo Switch della saga di Gamefreak. Troppe le criticità legate a un titolo invecchiato male e che sembra non aver voglia di evolversi come fanno i suoi protagonisti.
L’Open World di cui non avevamo bisogno
Pokémon Scarlatto e Violetto sono l’oggettivazione del modo di dire “Vorrei ma non posso”, e ciò si vede sotto molti aspetti. Parliamo di quello alla vigilia più chiacchierato: l’Open World. L’impressione è che, in Pokémon Spada e Scudo, Gamefreak volesse a tutti i costi copiare la linea seguita da The Legend of Zelda. Tradotto in soldoni: Breath of the Wild ha avuto successo anche perché Open World, allora facciamolo anche noi.
Il confronto con The Legend of Zelda
C’è però un’enorme differenza tra i due Open World. Mentre in BOTW e in TOTK i videogiocatori non si annoieranno mai a esplorare il Regno di Hyrule, e dopo tante ore di gioco troveranno sempre nuovi modi per divertirsi, in Pokémon Scarlatto e Violetto, terminate le quest principali, l’esplorazione di Paldea diventerà noiosa e non appagante, proprio come i primissimi capitoli della saga. Sembra infatti che gli sviluppatori vogliano sì introdurre delle novità, ma allo stesso tempo non snaturare l’anima della saga. Il risultato è un ibrido scialbo che non rende felice nessuno.
Ma la domanda che sorge spontanea è la seguente: è proprio necessario che un videogioco Pokémon della serie principale, nel 2023, sia Open World? Come già detto in precedenza, la sensazione che pervade tutta l’opera è quella di voler copiare in maniera grossolana BOTW perché lì l’Open World funziona. Più in generale, Pokémon Scarlatto e Violetto è un videogioco già vecchio, rimasto anni luce indietro ai competitor. Prima di inserire la dinamica Open World, erano altre le criticità da sistemare.
Personaggi grotteschi e poco ispirati
Un altro problema di Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto sono i personaggi. A differenza di quello che pensa Game Freak, la maggior parte dei fan della saga sono ultraventenni, che si sono appassionati ai Pokémon negli anni 2000. Sarebbe ora che la produzione decidesse di aggiornarsi, di rendere divertente e godibile il prodotto per un ventenne. E invece The Pokémon Company si ostina a produrre giochi troppo semplici il cui target sono i bambini più piccoli.
E ciò si deduce anche dai personaggi, i cui dialoghi sembrano usciti da un cartone animato per bambini e mai come in questo gioco sono grotteschi. Vi riporto qualche caratterizzazione esemplificativa: la rivale, che dopo pochi secondi dalla conoscenza del/della protagonista decide di essere suo/a amico/a, Kissara, la Capopalestra influencer (ma sì, buttiamo dentro gli influencer anche in Pokémon Scarlatto e Violetto), Lima, stereotipo dell’afroamericana tosta che rappa, Tulipa, la Capopalestra estetista, Capsi, la Superquattro che parla in romanesco.
“Un gioco da ragazzi”
Come già detto prima, il problema fondamentale di Pokémon Scarlatto e Violetto è il suo basso livello di difficoltà. Gran parte degli appassionati della saga gioca da tanti anni a Pokémon e non ha più difficoltà a livellare per sconfiggere gli allenatori. Ormai sono abituati a giochi “da adulti”, molto più stimolanti e impegnativi. È da qui che dovrebbe ripartire Game Freak: creare un gioco difficile, con una narrazione matura e stimolante per i fan di vecchia data.
The Pokémon Company: Una macchina da soldi
Il motivo del basso livello di Pokémon Scarlatto e Violetto è, però, un altro. Nel corso degli anni, Pokémon è diventato un brand che ogni anno fattura miliardi. Dal punto di vista dei “piani alti”, non ha quindi senso impegnarsi più di tanto, impiegando diversi anni nella realizzazione di un videogioco. Basta appiccicare un adesivo con scritto Pokémon a un mattone e questo improvvisamente acquisisce valore economico. E infatti, nonostante la critica abbia stroncato il videogioco, questo è stato uno dei più venduti del 2022.
Tre strade, un’unica direzione
Nonostante il gioco ci lasci una grande libertà di esplorazione, con tre quest principali completabili seguendo qualsiasi ordine, alla fine il videogiocatore è vincolato. Infatti per terminare Pokémon Scarlatto e Violetto bisognerà completare tutte e tre le missioni per poi accedere alla quest finale. Senza spoilerare troppo, è proprio la parte finale del gioco l’unica degna di nota, in cui si vede un tentativo di alzare la qualità narrativa e durante la quale la lore viene ampliata. Proprio questa, simboleggiata dai Pokémon paradosso, apre a future possibilità narrative estremamente affascinanti e vastissime. Purtroppo ho imparato a conoscere The Pokémon Company e sono conscio che queste difficilmente verranno approfondite come meriterebbero.
Il comparto tecnico
Siamo arrivati a quello che per molti è il punto più dolente del videogioco. La grafica e tutti i difetti di animazione sono stati ampiamente criticati e resi vittima di impietosi video su Youtube, in cui vengono evidenziati tutti i difetti del prodotto. Qui però voglio spezzare una lancia per Game Freak: i videogiochi Pokémon non hanno mai puntato sulla qualità della grafica. È comprensibile che il comparto tecnico non sia all’altezza dei competitor: è sempre stato così da più di vent’anni. La grafica, le animazioni, i frame rate, sono cose secondarie per Pokémon Scarlatto e Violetto. I problemi da sistemare sono altri.
Il Gameplay
Passiamo ora a un’altra nota dolente di Pokémon Scarlatto e Violetto: il Gameplay. La grossa novità della nona generazione è la Teracrystal: il giocatore può far teracristallizzare un pokémon che o cambia tipo, oppure, se il teratipo è lo stesso del suo tipo originale, questo ne potenzia le mosse stabbate. Al contrario, se il Pokémon ha un teratipo diverso dalla sua tipologia, acquisisce stab per quest’ultimo. Ho fatto in questi mesi delle lotte online e ho testato la nuova meccanica. Tirando le conclusioni, la teracristallizzazione, per quanto mi riguarda, non mi convince appieno.
The Pokémon Company nelle scorse generazioni ci ha abituato a meccaniche Power Up come la Megaevoluzione e la Dynamax. In Pokémon Scarlatto e Violetto si è tornati all’antico, con una formula un po’ sciapa. Dal punto di vista del competitivo la teracrystal rende più randomiche le battaglie, col giocatore che dovrà indovinare il teratipo dell’avversario. Inoltre i lampadari che rappresentano il teratipo e che spuntano in testa ai Pokémon sono abbastanza un pugno in un occhio.
I Pokémon Paradosso
Gradevoli invece i Pokémon Paradosso, divisi tra futuristici e del passato, con riuscite rivisitazioni come quella di Salamence (Roaring Moon) ispirata a Devilman. Un cenno anche ai due leggendari di copertina di Pokémon Scarlatto e Violetto: Koraidon, drago scarlatto di chiara ispirazione inca/maya/azteca, e Miraidon, drago violetto futuristico. I due, nel corso dell’esplorazione, sin da subito hanno la possibilità di trasformarsi in motociclette. In seguito si potranno utilizzare anche per volare, nuotare, scalare le montagne, sostituendo così le vecchie MN. Da sottolineare anche le loro abilità: Koraidon setta il sole, Miraidon il campo elettrico, permettendo così ai Paradox di attivare le loro abilità.
Le valutazioni finali
In conclusione, Pokémon Scarlatto e Violetto sono videogiochi che all’uscita erano già vecchi, non al passo coi tempi, grezzi, superati. Come già detto ampiamente, la serie principale di Pokémon avrebbe bisogno di un netto restyling, senza bisogno necessariamente dell’Open World. Sono altre le priorità: una trama più complessa, degli scontri più complicati e soddisfacenti, una lore da approfondire, personaggi meno fastidiosi.
Da tanti anni i fan chiedono a gran voce un netto cambio di rotta da parte di The Pokémon Company: trasformare Pokémon da prodotto per bambini a prodotto per videogiocatori esperti. Si vede a più riprese il tentativo di ispirarsi a The Legend of Zelda, ma rispetto alla saga nipponica c’è una grossa differenza. Tra Breath of The Wild e Tears of The Kingdom, gli ultimi due capitoli della saga principale di Hyrule, sono passati sei anni. In questi gli sviluppatori hanno potuto sistemare tutto quello che non andava bene in TOTK, rendendolo un serio candidato al GOTY (Game Award for Game of the Year). Invece tra Pokémon Spada e Scudo e Pokémon Scarlatto e Violetto sono passati appena tre anni.
Tre anni sono troppo pochi per fare un videogioco nel 2022
Tre anni sono un lasso di tempo troppo breve, nel 2022, per produrre un videogioco valido. Non siamo più nel 2005 quando per la Playstation 2 potevano anche uscire tre titoli della stessa saga. Pokémon Scarlatto e Violetto sono usciti in un momento in cui non erano ancora pronti, in cui c’era ancora troppo da correggere. Ma d’altro canto ai piani alti di The Pokémon Company ciò non interessa. Come già detto, ogni cosa prodotta con marchio Pokémon diventa in breve tempo oggetto da collezione. Infatti, pur consci della pochezza del gioco, molti appassionati lo hanno comprato sapendo che in futuro lo potranno rivendere a cifra maggiorata come pezzo da collezione. Basta pensare alle cifre astronomiche raggiunte dai primi titoli e dai gadget giapponesi.
È questo il problema fondamentale di Pokémon Scarlatto e Violetto: è preda di un sistema in cui non importa che sia un gioco valido. Anche se il gioco è di bassa qualità, siccome è di The Pokémon Company vende, non conviene quindi impiegare tempo ed energie a migliorarlo. E in fin dei conti siamo noi appassionati i primi colpevoli di questo circolo vizioso, siamo noi che comprando questi prodotti lo alimentiamo.
#INBREVE
Pokémon Scarlatto e Violetto sono giochi invecchiati male, infantili, legati troppo a un’ottica economica e utilitaristica di mercato in cui basta produrre, anche se male. Personaggi grotteschi, dinamica teracrystal poco intrigante, narrazione noiosa, comparto tecnico imbarazzante fanno da contraltare alla buona idea di introdurre i pokémon paradosso.