Tokyo Revengers Stagione 1, recensione: piccoli teppisti crescono
È disponibile su Chrunchyroll il doppiaggio in italiano del famoso anime di Liden Films, tra i prodotti più popolari degli ultimi anni.
Tra i prodotti anime più popolari degli ultimi anni , Tokyo Revengers si è rivelato essere una delle punte di diamante del 2021, diventando tra le serie più seguite e apprezzate sia dal pubblico giapponese sia da quello internazionale. Tratto dal manga di Ken Wakui che ha giovato di un enorme successo proprio grazie all’adattamento anime curato da Liden Films arrivando a vendere nel 2022 più di 68 milioni di copie in tutto il mondo, la serie mischia molti elementi in apparenza distanti tra loro inserendoli in una storia che tratta temi come lealtà, fratellanza, amore e potere il tutto condito da una sana dose di “mazzate” qua e là.
L’uscita su Crunchyroll del doppiaggio italiano di Tokyo Revengers si rivela un’occasione per parlare e analizzare meglio le caratteristiche che hanno permesso a questa opera di diventare uno dei prodotti più seguiti del panorama otaku contemporaneo. Ma andiamo con ordine.
Ritorno al passato
Takemichi Hanagaki è un ventiseienne reietto della società, uno dei tanti che non riesce a dare una direzione alla propria vita: svolge svogliatamente il suo lavoro ordinario in un negozio di noleggio, vive nel suo monolocale ricoperto dagli strati di immondizia costantemente ripreso dai suoi vicini per tenere alto il volume della televisione, i ragazzini del quartiere lo deridono dandogli dello sfigato e nulla sembra smuoverlo per farlo decidere a cambiare le cose, nonostante la frustrazione che prova nel vedere la sua vita sprofondare verso il basso.
La svolta della sua esistenza avviene quando il telegiornale una sera annuncia che la sua ex fidanzata storica, Hinata Tachibana, è rimasta uccisa in un attentato organizzato dalla gang di teppisti di cui faceva parte ai tempi delle scuole medie. Se quest’evento lo porta inizialmente a ricordare con nostalgia il passato con il rimpianto di chi pensa di aver vissuto il periodo più bello della sua vita mentre oggi si ritrova a fare i conti con il suo sentirsi inutile e senza nessuna possibilità di svolta, tutto cambia quando all’improvviso qualcuno lo spinge fuori dalla banchina della stazione sotto il binario di un treno in corsa pronto ad investirlo.
Quasi sul punto di morte però, il protagonista si ritrova catapultato dodici anni indietro nel passato, scoprendo che Hinata è ancora viva, così come è ancora in piedi la sua banda di amici scapestrati che tenta di farsi strada nel mondo della malavita giovanile senza successo. Successivamente, il ragazzo scopre della possibilità di viaggiare nel tempo e tornare nel passato o nel presente con una semplice stretta di mano al fratello di Hinata, Naoto, diventa un‘occasione non solo per salvare Hina da una tragica fine, ma anche per permettere a Takemichi di cambiare le carte in tavola e assicurarsi un futuro migliore a sé stesso e a chi gli sta intorno.
Con un intreccio narrativo che si muove a metà tra i viaggi nel tempo e le cosiddette “sliding doors”, la trama di Tokyo Revengers si fa largo principalmente raccontando la presa di consapevolezza del protagonista, che prova a cambiare in meglio la sua vita, rivivendo gli eventi della sua adolescenza e cercando di mutare le azioni che lo hanno portato ad essere un pessimo adulto. Diventa cosi uno dei sottoposti di Mikey, il capo della Toman, che affiancato dal suo braccio destro Draken si pone l’obbiettivo di conquistare i bassifondi criminali di Tokyo.
Nel corso delle puntate Takemichi riuscirà a ottenere la fiducia dei suoi superiori, con la consapevolezza di dover tenere lontani gli eventi e i personaggi malvagi chetrasformeranno la banda di ragazzini in una pericolosa frangia terrorista. Giovani teppisti e le lotte tra altre gang rivali occupano quindi uno spazio importante all’interno della trama, ma se vi aspettate di tecniche segrete e sacre scuole di arti marziali rimarrete delusi: i combattimenti si svolgono in maniera semplice e nella maggior parte dei casi non godono di risoluzioni spettacolari, seppur non vengano risparmiate durante gli scontri scene violente o spargimenti di sangue. Tuttavia, non manca la presenza di personaggi carismatici in grado di ribaltare le situazioni da uno contro tutti e, in particolare, le ultime puntate – dove le lotte diventano l’aspetto dominante – sono ricche di scene epiche e brutali, riservando diverse sorprese allo spettatore.
Per quanto concerne il contesto narrativo in cui si svolgono le vicende, il mondo della serie appare duro e senza scrupoli, dove i deboli devono sottostare alla legge dei più forti, ma esso non viene particolarmente approfondito, in quanto l’aspetto centrale del lavoro di Liden Films rimane la crescita di Takemichi come individuo e la sua consapevolezza nel voler scalare i ranghi nel clan Toman; spinto dalla tenacia di voler salvare la sua storica ragazza da una triste fine, il giovane prende sempre piùcoraggio e affronta direttamente le sue insicurezze che ha accumulato da adulto, non senza rimare illeso, o rischiando la propria vita nel farlo.
Intorno, i personaggi comprimari e secondari raffigurano un mosaico di caratteri adolescenziali che provano a sollevare la testa da una società che li vede schiacciati e emarginati, che vedono nella piccola criminalità l’unico modo per scalare i ranghi e migliorare il proprio futuro. L’insieme di dialoghi che sottolineano l’innocenza tipica di quell’età di passaggio insieme ai dubbi sul futuro che li aspetta rende l’opera molto genuina e fresca, rappresentando a pieno una generazione che sente la necessità di sentirsi subito adulta, e che cerca conforto nel gruppo di amici e compagni di gang, considerati una seconda famiglia, come moto principale per riuscire ad andare avanti nella vita. Ovviamente non mancano intrighi e colpi di scena all’interno delle dinamiche delle diverse bande, e chi preferisce storie che puntano più a mostrare giochi di potere tra gerarchie e fazioni troverà sicuramente pane per i suoi denti , anche grazie a dei risvolti meno scontati da quello che si può prevedere con il procedere della storia.
“Io stavo con il Mickey”
Dal punto di vista tecnico, Tokyo Revengers oscilla tra alti e bassi. Il character design di Ken Wakui e curato nell’adattamento anime da Koichi Hatsumi , dà vita a personaggi carismatici e non scontati dal punto di vista della fisionomia, allontanandosi dai tratti tipici shonen che troviamo in altri prodotti. Inoltre in linea con il contesto della serie molti personaggi risultano avere un look “tamarro” e appaiono perfettamente azzeccati per il contesto e a loro modo memorabili. Se si vuole trovare un difetto, nella timeline del presente spesso alcuni personaggi appaiono ancora troppo adolescenziali nei volti stonando con il concetto di divario temporale che esiste tra le due linee narrative; in particolare, il Takemichi ventiseienne dal punto di vista fisico sembra voler raffigurare tutta l’immaturità del suo carattere rispetto agli altri adulti, ma essa non risulta essere una scelta particolarmente riuscita.
Le scene di combattimento e di azione più frenetiche nei singoli scontri scorrono bene attraverso un’animazione fluida e graficamente accattivante, oltre a un comparto sonoro che restituisce bene l’aggressività dei diversi scontri presenti, per quanto queste lotte siano semplici e spesso brevi. Purtroppo, la stessa piacevolezza non si può riscontrare nelle risse corali, dove viene evidenziata una scarsa attenzione alle comparse risultando animate in maniera approssimativa e con fisionomie squilibrate e poco delineate. Anche le ambientazioni non appaiono particolarmente brilanti e sembrano decisamente poco curate,dando la sensazione di essere immobili e a cui sembra essere stato dedicato poco budget. Dalla produzione di Liden Films, non di certo uno studio inesperto, ci si aspettava decisamente un lavoro più preciso.
La colonna sonora non risulta particolarmente accattivante, presentando brani di una qualità decente ma non eccelsa, e che non spiccano particolarmente nel corso delle puntate. Decisamente più interessanti l’opening e la prima ending song, rispettivamente “Crybaby” del gruppo Official Hige DANdish e “Koko de Iki o Shite” della cantautrice eill. Entrambi i brani sembrano scritti per rispecchiare i caratteri del protagonista e la sua controparte femminile, e se il primo è un brano uptempo caratterizzato dalle note del pianoforte che sfocia in un riff rock nel ritornello, la seconda è una canzone dalle atmosfere più acid jazz che esplode nel finale in maniera più aggressiva. Meno d’impatto la seconda ending, Tokyo Wonder di Nakishumi, che nonostante sia un brano che vuole evidenziare l’atmosfera più seria della seconda parte della stagione non è particolarmente incisiva all’ascolto.
Per quanto riguarda il doppiaggio italiano, affidato da Crunchyroll al Molok Studio di Milano risultano ottime, rispecchiando l’età dei personaggi e i loro caratteri e tutto il cast italiano ci regala delle ottime prove, come per esempio la voce di Stefano Pozzi per Takemitchi, che ne restituisce la sua ingenuità , oppure il Draken di Federico Zanandrea, azzeccato nell’essere oltre al braccio destro di Mikey, la spalla saggia e più riflessiva.
In conclusione, possiamo dire che le avventure di Takemichi riguardano forse uno dei sentimenti più comuni che spesso si provano da adulti, ovvero la nostalgia, la voglia di rivivere i momenti del proprio passato e avere la possibilità di cambiare il corso degli eventi. Ma siamo disposti ad accettare che il mondo che ricordavamo come spensierato visto con gli occhi delle persone che siamo diventate nel corso degli anni non sia esattamente rosa e fiori come ce lo ricordavamo? La prima stagione di Tokyo Revengers mette in mostra un protagonista inetto, che spinto dal desiderio di cambiare in meglio il presente in cui vive è costretto a rivivere un passato dove fa i conti con un mondo senza regole, dove il rischio di portare a casa la pelle ogni giorno è alto e dove soltanto chi detiene il comando ha la capacità di decidere sul destino altrui, ma non per questo bisogna arrendersi se si è convinti fino in fondo dei propri obiettivi. In attesa di vedere come la seconda stagione di Tokyo Revengers riuscirà a mantenere il livello visto finora, la possibilità di riguardare i primi passi della Tokyo Manji Gang nella nostra lingua diventa un buon motivo per ingannare il tempo.
In conclusione, vi lasciamo ad alcuni interessanti articoli, come la nostra recensione della seconda stagione di Shadows House, e la recensione dell’anime Call of the Night.
#INBREVE
TOKYO REVENGERS IN BREVE: RISSE E VIAGGI NEL TEMPO
La prima stagione di Tokyo Revengers possiede sicuramente degli ottimi punti di forza, per trama e personaggi presenti, che permette di coinvolgere lo spettatore attraverso temi e espedienti narrativi inusuali che risultano funzionare tra di loro. Nonostante le evidenti lacune tecniche, la serie possiede tutte le carte in regola per poter rimanere nel cuore e nella memoria del pubblico. Il doppiaggio italiano disponibile su Crunchyroll non è che un incentivo per dare una possibilità a quest’opera, soprattutto ai più nostalgici della propria adolescenza e dei tanti guai a essa correlati.
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