Bungo Stray Dogs, tutti i motivi per vedere l’anime firmato Asagiri-Harukawa
Una delle sfide più impegnative della narrativa è quella di combinare generi ed elementi dalle più disparate influenze senza che il risultato finale risulti grossolano. Da questo punto di vista Bungo Stray Dogs risulta essere un eccellente esempio di opera composita.
Bungo Stray Dogs (文豪ストレイドッグス Bungō Sutorei Doggusu, letteralmente “Cani randagi maestri di letteratura”) è un anime prodotto da Bones e tratto dall’omonimo manga scritto da Kafka Asagiri e disegnato da Sango Harukawa. In Italia è trasmesso in streaming da Crunchyroll, su cui sono disponibili le quattro stagioni uscite finora.
Sintetizzando al massimo – almeno per il momento – la storia Bungo Stray Dogs ruota intorno a un’Agenzia di Detective Armati e dei loro nemici, in particolare la Port mafia, l’organizzazione criminale locale.
Il protagonista canonico dell’anime è Atsushi Nakajima, tant’è che sin da subito seguiamo le sue vicende: il momento in cui viene cacciato dall’orfanotrofio, la fame, la presa di coscienza dei suoi incredibili poteri, l’ingresso nell’Agenzia, il lavoro come detective e il parallelismo tra la sua crescita personale – in relazione a se stesso e agli altri – e il raffinamento delle sue capacità sovrannaturali.
Le premesse paiono tutto fuorché originali, ma l’elemento atipico che attira l’attenzione è insita nella traduzione del titolo originale su quest’opera: “cani randagi maestri di letteratura”.
Il potere delle parole
Questi pochi indizi avranno acceso una lampadina nella memoria di chi ha familiarità con la letteratura giapponese; Atsushi Nakajima infatti è stato uno scrittore vissuto tra il 1909 e il 1942, celebre soprattutto per il racconto Cronaca della luna sul monte in cui il protagonista, visto naufragare il suo sogno di diventare poeta, si trasforma in una tigre assetata di sangue che ruggisce alla luna per il fallimento delle sue ambizioni.
Il suo diretto rivale nella Port Mafia è Ryūnosuke Akutagawa, la cui abilità sovrannaturale è chiamata “Rashomon”, come il suo racconto più celebre, che ha parzialmente ispirato l’omonimo film di Akira Kurosawa nel 1950. Come il personaggio dell’anime, lo scrittore era magro, pallido, con i capelli spettinati. Descritto come cupo ma composto, inquieto ma raffinato. La fascinazione verso la morte, fino a portare i suoi personaggi letteralmente all’inferno, viene tradotta nel potere della sua controparte animata, che attinge direttamente dalla più cupa oscurità.
E’ uno dei personaggi più giovani nonostante l’autore a cui è ispirato sia uno dei più celebri della letteratura giapponese moderna, tant’è che il premio Akutagawa è il premio letterario più prestigioso del Paese.
C’è Jun’ichirō Tanizaki, candidato al Premio Nobel per la Letteratura, la cui abilità “Neve sottile” cita la sua opera più famosa ed è un potere illusorio che vuole rimarcare la superiorità della finzione rispetto alla realtà, elemento tipico della sua produzione artistica. Come lo scrittore, la sua versione anime ha un rapporto con la sessualità ambiguo, che emerge dal suo rapporto presumibilmente incestuoso con la sorella Naomi, anche lei vagamente ispirata a una protagonista di un suo libro, L’amore di uno sciocco.
Una delle personalità più emblematiche dell’Agenzia dei Detective Armati è Edogawa Ranpo, ispirato al maestro del giallo nipponico, privo di poteri sovrannaturali ma dotato di un’intelligenza ben sopra la media. Edogawa Ranpo è uno pseudonimo: lo scrittore infatti era un grande estimatore di Edgar Allan Poe e il suo nome non è nient’altro che la trasposizione fonetica del nome del suddetto scrittore inglese. In Bungo Stray Dogs le parti si invertono: sarà Edgar Allan Poe – provvisto di procione domestico e suoneria con i corvi – a essere fan delle prodezze investigative di Edogawa Ranpo.
Akiko Yosano, invece, è presentata come un’infermiera dai prodigiosi poteri guaritori, garantiti dalla sua abilità speciale “Tu non morirai”. L’omonima poetessa, nonché attivista per i diritti delle donne, ha dedicato questa poesia al fratello minore in guerra: una scelta molto azzeccata, soprattutto alla luce del passato di Yosano, che emerge nella quarta stagione.
Come anticipato dalla presenza di Edgar Allan Poe, i personaggi della serie affrontano e legano anche con personaggi ispirati alla letteratura occidentale: nella seconda stagione per esempio ci sono H.P. Lovecraft – dalla natura misteriosa, indifferente e immortale – Louisa May Alcott, Nathaniel Hawthorne, Francis Scott Fitzgerald. Quest’ultimo in particolare si rivela essere il villain principale di un arco narrativo e, come il romanziere dello stesso nome, al contempo è affascinato e critico nei confronti delle classi agiate e in generale del denaro.
Nella terza e quarta stagione facciamo conoscenza con gli scrittori russi, da cui emergono in particolare la personalità estrosa e folle di Nikolaj Gogol – quella che si evince da I racconti di Pietroburgo, per intendersi – e la geniale disillusione di Fëdor Dostoevskij, filosoficamente scisso tra il desiderio di trovare Dio – e di sostituirsi ad esso persino – e il disprezzo verso il nichilismo e il materialismo.
Non basterebbe un intero articolo per sviscerare lo studio della letteratura che ha fatto Kafka Asagiri per la caratterizzazione dei suoi personaggi; in ogni caso chi ha già approcciato questa serie si sarà accorto che non ho ancora citato uno dei suoi protagonisti.
Lo Squalificato
Nonostante siano le vicende di Atsushi – e di conseguenze quelle della sua controparte nella Port Mafia, Akutagawa – quelle attorno a cui si articola la narrazione, è palese a chiunque si approcci a Bungo Stray Dogs che il personaggio più rappresentativo della serie sia Osamu Dazai.
Dazai è ispirato all’omonimo scrittore (1909 – 1948) in modo ancora più evidente rispetto ad altri coprotagonisti. L’ossessione verso il suicidio ha inquinato l’intera vita dell’artista fino a diventare realtà, in compagnia di una donna. È proprio con una donna che desidererebbe tanto morire anche il Dazai di Bungo Stray Dogs e ci prova in tutti i modi (alcuni dei quali oltremodo comici). Lo squalificato, romanzo con forti tinte autobiografiche, si traduce nel potere speciale di annullare tutti gli altri poteri.
Dazai sa essere sia gentile che crudele con il prossimo, è uno stratega eccezionale ed ha un passato misterioso: le quattro stagioni uscite ne rivelano uno spicchio, ma non ne raccontano l’interezza, preservando il mistero che ammanta il suo personaggio.
Per raccontare il personaggio di Dazai possiamo rifarci a Ōba Yōzō, protagonista de Lo squalificato:
“Quantunque degli esseri umani avessi un terrore mortale, sembravo assolutamente incapace di rinunciare alla loro compagnia. M’ingegnai di mantenere a fior di pelle un sorriso che non abbandonò le mie labbra un istante; fu questo l’accomodamento che offrivo alla gente, un’impresa, precaria quanto mai, da me compiuta solo a prezzo di esulceranti sforzi interiori.”
Dazai di Bungo Stray Dogs, come Ōba Yōzō, impara a mostrarsi sempre affabile e galante, ma è un’impostura; più volte emerge dalle sue parole un profondo senso di sconforto nei confronti dell’umanità.
Da adolescente è taciturno, un equilibrista sul confine tra sadismo e masochismo, sull’orlo dell’insensatezza della vita: gli strascichi di questi tratti sono evidenti anche in età adulta. L’uomo è libero e solo, dilaniato dall’angoscia dovuta alle continue scelte che la società gli impone di compiere; la morte inghiotte tutte le possibilità nel nulla ed è proprio in questo nulla che è possibile scovare la pace.
Tra i sipari comici e le intuizioni geniali vengono fuori le sue posizioni vagamente esistenzialiste; non è un caso che ripeta più volte di poter capire le mosse di Fyodor Dostoevskij: entrambi i personaggi – seppur con obiettivi e mezzi diversi – sono affascinati dalla morte e tormentati dalla disillusione.
Dazai trascorre la sua giovinezza nella Port Mafia e l’età adulta all’Agenzia dei Detective Armati, sarà precettore crudele di Akutagawa prima, mentore fiducioso di Atsushi dopo.
Si tratta di un cambio di casacca dovuto al trauma della perdita di due cari amici – in realtà dipartite di natura molto diversa tra loro, ma si possono evitare spoiler senza scendere nel dettaglio: Sakunosuke Oda e Sakaguchi Ango. I tre scrittori sono stati colleghi e amici anche nella vita reale, esponenti della Burai-ha o scuola decadente, formata da autori dissoluti e debosciati, storditi dalla crisi valoriale e artistica successiva alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
In particolare sarà proprio Oda a convincerlo che l’autodistruzione non è l’unico appiglio a cui aggrapparsi:
“Ascoltami Dazai. Avevi detto che si poteva trovare una ragione di vita anche in un mondo pieno di sangue e violenza come questo. Ti sbagli! Ormai dovresti saperlo: che tu stia dalla parte di chi uccide o di quella che salva le persone non arriverà nessuno che potrà migliorare il tuo futuro. Niente a questo mondo sarà in grado di riempire il vuoto che hai dentro e così vagherai per sempre nell’oscurità.
Perciò stai dalla parte di chi salva le persone: se per te non fa differenza diventa una persona buona! Salva i deboli, proteggi gli orfani”.
Bestia al chiaro di luna, Rashomon!
Il ritmo di Bungo Stray Dogs è probabilmente uno degli elementi più emblematici della serie. Di primo acchito infatti può disorientare lo spettatore abituato a climax di nemici sempre più potente, poiché la scrittura sembra convergere naturalmente verso questi step.
D’altra parte la narrazione è affidata ai personaggi e, a causa di ciò, gli episodi spesso si soffermano a lungo su elementi di vita quotidiana anche comici, flashbacks – tratti perlopiù dalle light novel – e casi da risolvere che possono sembrare di poco conto; per quanto questi elementi vengano trattati con leggerezza sono spesso e volentieri il vero traino della serie.
Ne viene fuori un’umanità bizzarra, schegge impazzite alla ricerca costante di stabilità. I nemici non sono null’altro che un altro tassello di questa realtà complessa, in cui il bene e il male sono attratti l’uno dall’altro come poli magnetici di carica opposta. La narrazione corale mira a descrivere le declinazioni di quello che, nella terza stagione, viene definito come “patto triangolare”: la criminalità, l’agenzia dei detective e le istituzioni governative, tre realtà che non possono vivere le une senza le altre, che si rincorrono come il mattino, il tramonto e la notte. In quanto interdipendenti non possono essere dicotomiche e quindi è necessario che ognuno dei personaggi abbia possibilità di mostrare diverse sfaccettature, positive o negative, più spesso al confine tra i due estremi. L’obiettivo ultimo delle tre organizzazioni è difendere e far prosperare la città di Yokohama.
L’Agenzia dei Detective Armati e la Port Mafia non mancano di allearsi nel momento in cui la città è minacciata da pericoli esterni, come i topi del sottosuolo di Dostoevskij (Delitto e Castigo, Memorie dal Sottosuolo, I demoni) e la facoltosa Gilda di Francis Scott Fitzgerald (Il grande Gatsby, Tenera è la notte, Belli e dannati). A teorizzare questo legame è un personaggio misterioso, di cui si sa ben poco. Natsume Soseki, con la sua abilità “Io sono un gatto”, tiene sott’occhio tutta la città trasformandosi in un felino. Nulla di particolarmente diverso da quello che succede nel romanzo da cui l’abilità trae il nome, in cui l’io narrante è proprio un pigro e insolente gatto.
Assodato che bene e male come legge e criminalità sono facce delle medesime medaglie, anche i loro esponenti con i rispettivi poteri non possono trarre che giovamento da un legame a doppio filo: emergono coppie di combattenti le cui capacità non solo sovrannaturali ma anche intellettive combaciano alla perfezione.
L’apice dell’azione e dei combattimenti più concitati di Bungo Stray Dogs sta proprio nei momenti in cui si palesano le tre generazioni di doppi: il capo della Port Mafia Mori Ōgai (Vita Sexualis)/il presidente dell’Agenzia dei Detective Armati Yukichi Fukuzawa (Tutti gli uomini sono uguali), Chuuya Nakahara(Upon the Tainted Sorrow)/Osamu Dazai (Lo squalificato) e i giovanissimi Ryūnosuke Akutagawa (Rashomon)/Atsushi Nakashima (La bestia al chiaro di luna).
Bungo Stray Dogs è costruita in particolare attorno all’ultima coppia, Akutagawa e Atsushi: il rosso e il blu, il nero e il bianco, il torpore della rabbia e la freddezza della paura, la gelosia passionale e il gelo del senso di colpa, il potere della difesa impenetrabile – non dissimile da quella del suo cuore – e quello della forza bruta.
I due giovani sono frutti acerbi di un prematuro abbandono raccolti da Dazai ed educati con metodi diversi.
Sono insicuri e incompleti fin quando non sono insieme: la potenza distruttiva dei loro poteri combinati è una gioia per gli occhi. Durante lo scontro contro Ivan Gončarov enunciano l’uno l’abilità dell’altro, simbolo di perfetta simbiosi.
Nel manga what if Bungo Stray Dogs: Beast, infatti, viene sottolineata l’intercambiabilità di Akutagawa e Atsushi: il primo viene accolto nell’Agenzia di Detective Armati e il secondo nella Port Mafia, con tutte le conseguenze del caso.
Bungo Stray Dogs: una chicca difficile da collocare
Bungo Stray Dogs è un’anime di difficile collocazione: se da un lato è davvero una chicca per chi è appassionato di letteratura e trova appassionante approfondire le correlazioni tra i personaggi, le abilità sovrannaturali, le vite degli autori e le opere letterarie, dall’altro non è esente da difetti.
Innanzitutto le animazioni di Bones non sono sempre all’altezza della narrazione e la comicità, a volte un po’ naif, può risultare snervante per chi gradisce un’opera dai toni più cupi o per chi preferirebbe più minutaggio dedicato alle scene d’azione.
La combinazione tra momenti spassosi e intermezzi filosofici d’altro canto è anche una delle forze di Bungo Stray Dogs: la valutazione della serie dunque è particolarmente suscettibile ai gusti personali dello spettatore.
Un aspetto interessante è l’iconicità dei personaggi, anche secondari, memorabili sia per le loro caratteristiche che per gli aspetti superficiali, come i loro outfit; inutile nascondersi dietro un dito, negli anime la gradevolezza estetica catalizza attenzioni.
Bungo Stray Dogs è come un lungo romanzo: si prende i suoi tempi per lasciare che il lettore si affezioni ai personaggi, rallenta il ritmo quanto più aggrada l’autore, dissemina indizi senza forzare il plot twist, introduce personaggi e lascia che escano di scena, non necessariamente facendo rumore.
I poteri sovrannaturali possono essere interpretati come metafora della creazione artistica, ululati al chiaro di luna di cani randagi maestri di letteratura.
#INBREVE
Summary
Bungo Stray Dogs è un anime è un anime prodotto da Bones e tratto dall’omonimo manga scritto da Kafka Asagiri e disegnato da Sango Harukawae e narra le avventure dell’Agenzia dei Detective Armati, di cui fanno parte individui dotati di poteri sovrannaturali. Questo prodotto è una vera chicca per gli appassionati di letteratura, poiché ogni personaggio è ispirato a un celebre scrittore, così come i loro poteri sovrannaturali ai loro romanzi. L’alternanza tra i momenti spassosi e gli intermezzi filosofici sono al contempo la forza e la debolezza della serie: il ritmo atipico e una storia trainata dai personaggi più che dagli eventi possono essere un deterrente per chi cerca un anime di pura azione, ma rendono Bungo Stray Dogs un’esperienza unica nel suo genere.